Spettacoli

"La strada dei Samouni", Savona a Cannes con una famiglia di Gaza

 

Roma, (askanews) - Nel gennaio 2009, durante l'operazione militare israeliana "Piombo fuso" a Gaza, il regista Stefano Savona riuscì ad infiltrarsi attraverso la frontiera egiziana. Entrò così in contatto con la famiglia che ha raccontato in "La strada dei Samouni", presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del festival di Cannes. Nel film la piccola Amal, da quando è tornata nel suo quartiere, ricorda solo un grande albero che non c'è più. Durante l'operazione "Piombo fuso" sono stati massacrati 29 membri della sua famiglia, contadini della periferia di Gaza. Lei e i suoi fratelli hanno perso tutto e devono ricostruire case e memoria. "Quello che il film vuole raccontare, ha l'ambizione di raccontare, incrocia la tragedia ma soltanto in un attimo, perché c'è il dopo, cioè la ricostruzione, che è già un'altra storia, ma c'è soprattutto il prima che è una storia di rapporti, relazioni, idee, di modi di dire. C'è il passato in qualche modo questa storia è una storia universale che va raccontata, il resto è quasi un aneddoto. Anche il massacro può essere un aneddoto se non è inserito all'interno di questa tessitura di significati". Nel film, sul filo dei ricordi, si alternano immagini reali e racconto animato, realizzato da Simone Massi. "Lo specifico di questa storia secondo me era viverla a fianco dei protagonisti, e quindi viverla in tempo reale e siccome la storia che volevo raccontare iniziava molti anni fa in qualche modo non avevo scelta. Poi ho scoperto il cinema di Simone, quella maniera di dare vita ai disegni. Guardando il cinema di Simone ti scordi che sono dei disegni: c'è talmente tanta vita dentro che quando li ho montati, alla fine, per me era un archivio".Il passato pesa molto, ma la famiglia a Gaza è andata avanti, verso un'idea di futuro. "E' il posto con meno futuro al mondo, perché manca l'orizzonte. Quando manca l'orizzonte fisico manca l'orizzonte temporale. Ma anche in questo grado zero del futuro il futuro c'è, se non altro quello di ogni giorno in cui uno può decidere di fare una cosa o di farne un'altra. Il futuro smette di esserci quando ci si condanna ad essere soltanto vittime di qualcosa".