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Ozpetek torna a Istanbul dopo 20 anni: "Ecco cosa è cambiato"

 

Roma (askanews) - Istanbul vent'anni dopo: come è cambiata, non solo esteticamente, ma anche come sentimenti, stati d'animo, emozioni della gente che ci vive. Il regista Ferzan Ozpetek torna nella sua Turchia vent'anni dopo il film del 1996 "Bagno turco". Così come uno dei protagonisti della pellicola, Orhan, che torna nella città che si affaccia sul Bosforo dopo due decenni di assenza volontaria. "Rosso Istanbul" (prodotto da Tilde Corsi e Gianni Romoli, una coproduzione italo-turca di R&C Produzioni - distribuito da 01 Distribution), in uscita il 2 marzo, racconta un editor che deve aiutare Deniz, un famoso regista cinematografico, a finire di scrivere il suo libro. Ma Orhan rimane intrappolato in una città carica di ricordi rimossi.Il regista ha spiegato come mai un film su Istanbul, vent'anni dopo: "Non si decide di fare un film, è stata una cosa sentita, ho sentito il bisogno di fare un film per raccontare Istanbul. È molto importante raccontare una Istanbul dopo 20 anni, come è cambiata la città. Lo dicevo già vent'anni fa che sarebbe cambiata molto: ci sarebbero stati grattacieli, una città che cresce etc... E in questo film c'è il cambiamento di Istanbul in vent'anni. Ma la città cambierà ancora, non nelle costruzioni, ma un cambio di umore, di questa sospensione. Spero che venga capito questo".Orhan si trova sempre più coinvolto nei legami con i familiari e gli amici di Deniz, soprattutto Neval e Yusuf, la donna e l'uomo a cui Deniz è più legato.Ma il film di Ozpetek non è politico, anche se tocca tanti argomenti legati alla situazione della Turchia di oggi: "Nel film non racconto gli scontri. Se vai a Istanbul, in questo momento, oggi, non vedi quello che leggiamo sui giornali. La città non puoi raccontarla vedendo o filmando lo scontro, ma la racconti come ho fatto io nel film attraverso i personaggi, attraverso il loro umore. Oggi Istanbul non è cambiata minimamente dal momento in cui è girata, parlo esteticamente, ma sarà cambiata sicuramente di emozioni, di umore". "Nel film ho messo due cose importanti che rappresentano Istanbul: le madri di sabato (che si ritrovano ogni sabato per manifestare e chiedere notizie sui loro figli che si sospetta siano stati fatti sparire dalla polizia nei primi anni '90, ndr), che è un argomento che brucia sempre molto, e i curdi che scappano da casa loro perché i loro villaggi sono distrutti".Il protagonista, Orhan finisce per indagare soprattutto su se stesso, riscoprendo emozioni e sentimenti che credeva morti per sempre.