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Aeroporti, nessuno controlla "negatività". E i tamponi costano più del viaggio

Aeroporti, nessuno controlla "negatività". E i tamponi costano più del viaggio

Il Coronavirus in Italia continua a far paura. Ma nonostante l'emergenza non si possa considerare alle spalle, ormai sono scattate da parte del governo Draghi tante misure di allentamento delle restrizioni. Una di queste - si legge sul Fatto Quotidiano - si può verificare negli aeroporti italiani. Nessun controllo da parte delle autorità italiane. Nessuno che misura la febbre, o che chiede il certificato del tampone. Soprattutto, nessun viaggiatore obbligato a sottoporsi a un tampone prima di uscire dall ’aeroporto Non è sciatteria, non è responsabilità del personale addetto ai controlli doganali: sono le regole scritte dal governo a non prevedere tutto questo. All’aeroporto di Malpensa, subito fuori dall’area bagagli, in realtà è stato allestito un punto per i tamponi rapidi. È privato, gestito dal Gruppo San Donato, ma non essendo obbligatorio il test (50 euro, quasi il doppio rispetto al prezzo applicato dalle farmacie comunali) quasi nessuno lo fa. Il tampone arriva a costare più del viaggio stesso, per questo nessuno lo fa.

Un passeggero, partito dall'Africa ha raccontato al Fatto la sua esperienza personale. "Sono tornato in Italia la scorsa settimana dopo un viaggio di lavoro in Costa d’Avorio. La procedura prevede un tampone molecolare da effettuare tre giorni prima della partenza. Ho fatto il test la mattina di lunedì 17 maggio, nel centro di Abidjan, quartiere Plateau, sotto un tendone bianco frequentato quasi solo da chi deve lasciare il Paese. Pagati 25 mila franchi africani (40 euro circa, quello che un ivoriano guadagna mediamente in due settimane), l’infermiere mi ha infilato nel naso il tipico bastoncino bianco (una sola narice) e mi ha lasciato andare. Risultato: negativo. Prima di prendere l’aereo per tornare a casa, ho trascorso altri due giorni e mezzo nel Paese. In Costa d’Avorio le mascherine sono un optional , quasi nessuno le indossa. Sono partito, destinazione Parigi prima e poi Milano. Né durante lo scalo a Parigi, né tantomeno all ’arrivo in Italia, qualcuno mi ha più chiesto di mostrare il risultato del test. Nè mi è stata chiesta l’autocertificazione".

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