Caffè, un settore in continua crescita
Aumenta il consumo pro capite, ma soprattutto vola l'export dall'Italia
Espresso, moka, in capsula o decaffeinato, prendere il caffè al bar o a casa è sempre un rito. Una cerimonia come quella del tè in Giappone, con i suoi tempi, i suoi ritmi e, perché no?, i suoi trucchi per riuscire meglio, come nell’immaginario comune sintetizzava al meglio questa filosofia Eduardo de Filippo, che nel suo Questi fantasmi la immortalò in un memorabile monologo. Il suo uso è quotidiano e non regredisce. Nel 2016 le importazioni in Italia di caffè verde (cioè quello allo stato puro) sono cresciute dell’8,3%, superando quota 9,5 milioni di sacchi da 60 kg. E crescono sia il fatturato, pari ad oltre 3,5 miliardi (+10% rispetto al 2015), sia le torrefazioni che raggiungono quota 800 con circa 7mila addetti. Se il consumo interno è in crescita del 3%, pari per ciascun italiano a 5,8 kg di caffè, sale addirittura del 14% l’incremento delle esportazioni di prodotto finito. Più del 40% della materia prima importata è infatti riesportata come prodotto finito, “a riprova di quanto il caffè italiano sia apprezzato sui mercati mondiali e della vitalità del settore”, spiega ad Affaritaliani Mario Cerutti, presidente del Comitato italiani del caffè che oggi tiene a Napoli un’assemblea dei produttori, operatori della logistica e buyer di questa bevanda. Il 60% del caffè torrefatto in Italia è esportato nei Paesi dell’Ue, del rimanente gran parte va in Usa, Australia, Russia, Canada, Emirati Arabi e Cina. “
Se in Italia il consumo è pressoché stabile, nel mondo aumenta e, soprattutto, volano le esportazioni, a conferma della qualità del prodotto. Tanto che, alla stregua della moda, il caffè è considerato un prodotto di eccellenza Made in Italy. E questo -aggiunge Cerutti- ci induce a puntare sul controllo della qualità attraverso tutti i partecipanti della sua filiera, dagli operatori portuali ai magazzinieri, dai torrefattori ai commercianti”. Il caffè è comunque anche cultura ed elemento integrante della storia alimentare, come anticipa uno dei relatori al convegno, l’antropologo Marino Niola, docente presso l’università Suor Orsola Benincasa. “Il caffè è un rito sociale, un simbolo identitario. E l’associazione tra Italia e caffè è un algoritmo del Made n Italy, un’icona glocal. A Sidney come a New York, a Rio come a Shangai ogni volta che si beve un espresso, si fa circolare un po’ d’Italia nelle vene del mondo”. Nel corso dell’assemblea, oggi sarà annunciato il Milano coffee festival che dal 19 al 21 maggio prossimi dedicherà un importante evento a questa bevanda, la più amata dagli italiani. Un evento che si prefigge di “risvegliare nell’animo degli italiani il piacere del rito, familiare e piacevole, di godersi un caffè autentico e di qualità”.
Eduardo Cagnazzi