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Costume
Dall'Etna al Vesuvio, il Sirena d'Oro di Sorrento unisce nel segno dell'olio

Alla Dop Monti Iblei Gulfi del frantoio Cutrera di Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, un doppio riconoscimento nell’ambito del Sirena d’Oro di Sorrento, l’unico concorso italiano dedicato agli oli extravergini di oliva contrassegnati dalle certificazioni Dop, Bio e Igp: il Premio Speciale Sicilia e quello della Stampa. A decretarne la vittoria del Premio Speciale della Stampa, una giuria guidata dal capo panel Maria Luisa Ambrosino e composta da giornalisti di Affaritaliani, Roma, Quotidiano del Sud, Ansa, Mediaset, Agenzia Dire, Italia a Tavola, Gambero Rosso, Gazzetta del Mezzogiorno, Il Mattino di Puglia e Basilicata, Alice Tv, La Repubblica e Kanae Seino, addetto stampa dell’Ambasciata del Giappone in Italia. Due territori, dunque, l’Etna e il Vesuvio uniti nel segno dell’olio. Una finestra, quella sorrentina del Sirena d’Oro, come ha affermato il presidente del Consorzio di tutela dell’olio extravergine di oliva “Monte Etna”, Giosuè Catania, ritirando il Premio, “che vuole rappresentare un riconoscimento per la Sicilia. Una regione che vanta l’eccellenza della produzione e che si afferma sul mercato con il suo patrimonio di biodiversità e con le sei Dop e una Igp di recente istituzione che caratterizzano le qualità di un prodotto di forte identità territoriale”. Ventuno milioni di piante che collocano la Sicilia al terzo posto in Italia dopo Puglia e Calabria, 54 tipi di cultivar autoctone, 159 ettari di superficie olivicola, di cui il 19,4% in biologico, 138.750 aziende, 550 frantoi, un fatturato di 240 milioni di fatturato di cui 7,5 milioni è la nicchia di mercato Dop: sono questi alcuni numeri dell’olivicoltura siciliana che si sta affermando con grandi possibilità di espansione soprattutto all’estero, come ha detto Catania.

Alla presenza delle aziende vincitrici, sono state assegnate dal sindaco Giuseppe Cuomo e dal vice presidente nazionale di Coldiretti, Gennarino Masiello, le sculture di terracotta realizzate dal maestro sorrentino Marcello Aversa. A partire dalle due Sirena d’Oro, per l’olio extravergine di oliva Dop Cilento dell’azienda Piero Matarazzo di Perdifumo, in provincia di Salerno, e per l’evo biologico di Intini, di Alberobello, nel barese. Sul podio, anche la società agricola Podere Grassi di Greve in Chianti (Fi), con l’olio extravergine di oliva Dop Chianti Classico e l’azienda Tommaso Masciantonio di Casoli (Ch) con la Dop Colline Teatine, che hanno conquistato rispettivamente la Sirena d’Argento e la Sirena di bronzo nella categoria Dop e Igp, mentre l’azienda agricola Donato Conserva di Modugno (Ba) e la società agricola Vernera di Spano & C. di Buccheri (Sr) si sono assicurate, rispettivamente, il secondo e il terzo posto nella categoria Bio.

Ospiti internazionali del Sirena d’Oro (promosso dal Comune sorrentino in collaborazione con Coldiretti) di quest’anno, le produzioni giapponesi, per il secondo anno protagoniste, questa volta insieme a quelle cinesi e portoghesi. Per le tre sezioni, il Premio Cina è andato all’azienda Lianghan Z Hongre N.T.Koroneiki, il Premio Giappone alla Shodoshima Olive Co. Ltd e il premio Portogallo all’azienda Herdade de Esporao.

Nel corso della manifestazione sono stati inoltre diffusi gli ultimi dati raccolti dalla Coldiretti, relativi alla produzione 2018 di olio di oliva made in Italy che crolla del 38%: appena 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici. A pesare sono stati il gelo invernale di Burian e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato pesantemente i raccolti anche se le previsioni classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2018/19. La Puglia si conferma essere la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47 milioni di chili e una riduzione del 34%, e sul gradino più basso del podio c’è la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 17,8 milioni di chili in Toscana (+15%) come nel nord dove complessivamente si registra un aumento del 30%. Un andamento che si riflette sulla produzione a livello mondiale. Per la prima volta nella storia, infatti, la produzione spagnola è stimata per il 2019 in 1,6 miliardi di chili, superiore di oltre sei volte quella nazionale che potrebbe essere addirittura sorpassata da quella della Grecia e del Marocco. Senza interventi strutturali l’Italia, è stato sottolineato, rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio.

 

 

 

 

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