Costume
Dolce & Gabbana, la Peta: "Basta pellicce". Visoni maltrattati: video choc
D&G sotto attacco della Peta. "Metta al bando le pellicce". I big della moda che hanno detto no: da Donatella Versace a Gucci
Munita di una nuova investigazione video che mostra i visoni che vivono in squallore in cinque allevamenti canadesi, la PETA fa un appello a Dolce & Gabbana – che vende borse, scarpe e cappotti di visone, tra gli altri articoli in pelliccia - per unirsi a Giorgio Armani, Jimmy Choo, Gucci, Michael Kors e molti altri stilisti e brand eminenti che hanno messo al bando le pellice. Ultimi in ordine di tempo, Donatella Versace e Furla (LEGGI QUI).
L'investigazione, filmata da un testimone oculare di nome Malcolm Klimowicz, rivela che i visoni di questi allevamenti sono stipati in piccole gabbie con pavimenti in filo di ferro che si conficcano nelle loro zampe. Ragnatele e ruggine coprono le loro gabbie, mentre sotto di loro ci sono cumuli di escrementi e pozze di rifiuti infestati da vermi in decomposizione. L'enorme affollamento porta gli animali a combattimenti, ferite e persino alla morte. A diversi visoni mancavano le orecchie, la testa di un animale aveva una ferita aperta, e altri erano costretti ad arrampicarsi il corpo in putrefazione di un altro animale nelle gabbie.
"Quando così tanti stilisti e case di moda, tra cui Giorgio Armani, Gucci e Michael Kors, stanno includendo tessuti caldi ed eleganti senza l'uso animali, è impensabile che Dolce & Gabbana continui ad usare le pellicce degli animali", afferma il direttore dei programmi internazionali Mimi Bekhechi. "Quest'ultima esposizione mostra ancora una volta che pellicce, colletti e polsini condannano animali sensibili ad una vita miserabile all'interno di minuscule gabbie di ferro in questi allevamenti."
La PETA – il cui motto recita in parte che "gli animali non sono nostri da indossare" – mette in evidenza che i visoni sono animali solitari e semi-acquatici che in natura occupano migliaia di ettari di habitat paludosi. Ma negli allevamenti di pelliccia sono confinati in gabbie troppo affollate senza lo spazio necessario per pulirsi, fare i loro bisogni, nidificare, prendersi cura dei loro piccoli e riposare. L'indagine mostra che si muovono freneticamente avanti e indietro o rosicchiano i fili arrugginiti delle gabbie – segni di "zoochosi", o follia indotta dalla prigionia.