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Fumo, come smettere di fumare? Lo dice il metabolismo. Ecco il test

Smettere di fumare? Ecco il test che dice qual è il metodo migliore per dire addio al fumo

 

Gli individui con un metabolismo della nicotina più rapido hanno un minor rischio di dipendenza rispetto ai fumatori con metabolismo più lento, nonostante le abitudini al fumo siano simili. E un test sulla saliva per 'cronometrare' il metabolismo potrebbe aiutare a individuare la strategia più adatta quando si vuole smettere di fumare. Lo suggerisce il primo studio italiano sulla correlazione fra la velocità del metabolismo della nicotina e il grado di dipendenza dal fumo, presentato in occasione del XIX Congresso nazionale della Società italiana di pneumologia, a Venezia dal 13 al 15 ottobre.

 

Smettere di fumare? Test del sangue o della saliva per dire addio al fumo
 

I dati preliminari indicano appunto che i fumatori con un metabolismo lento della nicotina hanno una maggiore dipendenza dal fumo, tendono ad accorciare i tempi fra una 'bionda' e l'altra, hanno bisogno di più sigarette per soddisfare il desiderio di fumare. Per loro potrebbe perciò essere indicato un trattamento che fornisca 'dosi' costanti di nicotina, in modo da ridurre il desiderio della sostanza e facilitare la disassuefazione. "Smettere di fumare è ancora molto difficile: la maggior parte dei fumatori non riesce a farlo da sé e anche con l'aiuto di trattamenti integrati, dal counseling a farmaci - interviene Stefano Nardini, presidente della Sip - Nel complesso, il tentativo di smettere di fumare fallisce nell'80% dei casi. A oggi inoltre non esistono indicazioni su quale farmaco sia da considerarsi più efficace, né soprattutto è chiaro quali fumatori possano trarre maggiori benefici da uno o dall'altro trattamento".

"Lo studio della velocità di smaltimento della nicotina attraverso un test sul sangue o sulla saliva potrebbe rivelarsi perciò un metodo relativamente semplice per individuare coloro per i quali è più difficile smettere a causa di una dipendenza più marcata, così da intervenire in maniera più incisiva e, per esempio - conclude l'esperto - utilizzare preferenzialmente le differenti forme di sostituti della nicotina nei soggetti con velocità differente di metabolismo". La ricerca è stata condotta su una popolazione di oltre 100 fumatori afferenti al Centro per lo studio e il trattamento del tabagismo dell'Unità operativa di Pneumologia universitaria, in collaborazione con l'Uo di Farmacologia clinica dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana.

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