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Gatti, i nuovi influencer: un business da miliardi di euro

Gatti, i nuovi influencer: un business da miliardi di euro

di Virginia Perini

Miao marketing. Sembra il linguaggio dei fumetti per bambini ma è ben altro. Alla Long Island University di Brooklyn sono in programma corsi per il 2020 in cui si studieranno le strategie di mercato attraverso i gatti che, secondo le statistiche, sono tra i vettori più potenti sul web. Che cosa significa? Semplice. Come insegna la “filosofia” del guru del marketing Usa Ethan Zuckerman (fondatore del Cute Cat Thinking, pensiero del gatto carino) il muso di un gattino cattura l’occhio delle persone più di qualsiasi altra immagine e, se è cucciolo, addirittura realizza quasi il doppio. Un dato incredibile arriva da Instagram, dove i colossi della gattofilia (gruppi come Cats of Istagram e via dicendo) fanno traballare i profili degli influencer più famosi. E anche l’attualità ci porta a fare qualche riflessione visto il seguito avuto dalla notizia sui gatti del boss Di Lauro, già perfettamente ricollocati presso una Onlus, che in manette pareva non avere che una preoccupazione: chi avrebbe curato i suoi due soriani. Il potere dei gatti in Rete è solo l’apice di una tendenza generalizzata che coinvolge società ed economia. Non ha un nome ma il trend in questione riguarda l’umanizzazione dei cosiddetti pet (gli animali da compagnia) e il loro coinvolgimento in società. Cani e gatti vanno in hotel e all’asilo (solo a Milano, per esempio, ci sono circa 200 asili per cani e ha appena aperto una struttura super lusso per gatti a Cernusco sul Naviglio con tanto di servizio taxi in Limousine), la veterinaria sta vivendo una fase esplosiva con nuovi macchinari e specializzazioni da fare invidia alla medicina umana e nuovi format imprenditoriali si stanno imponendo sul mercato. Un esempio? Le catene di ospedali veterinari che, sul modello anglosassone, vedono imprenditori estranei al settore investire somme incredibili per avere servizi come tac, risonanze, rianimazione e così via. Esiste anche lo psicologo per cani e gatti mentre omeopati o osteopati sono figure sempre più richieste per un business complessivo, quello degli animali domestici, che muove miliardi di euro. Anche la legge si sta “animalizzando” e se già le porte di big come Unicredit sono aperte agli animali dei dipendenti (in Gae Aulenti a Milano il cane può seguire l’impiegato alla scrivania previa sottoscrizione di un’assicurazione) e qualche ospedale permette a cani e gatti di far visita ai pazienti ricoverati, presto l’idea recentissima di Michela Brambilla di inserire i pet nello stato di famiglia potrebbe diventare realtà. Del resto il Trattato di Lisbona del primo gennaio 2009 aveva già sancito che nella Comunità Europea gli animali sono soggetti di diritto in quanto esseri senzienti, postulandone la piena dignità ontologica e giuridica e ciò si riflette nella vita di tutti i giorni negli ambiti più trasversali. Il diritto familiare e matrimoniale, per esempio, è stato investito dall’esplosione del numero di cause di separazione o divorzio che vedono coppie e famiglie scannarsi per l’affidamento dei cuccioli di casa e la legge sui condomini ha liberalizzato l’ingresso degli animali domestici nelle abitazioni: dopo decenni di inaccettabili discriminazioni, i contratti di locazione e vendita non possono più vietare gli animali da compagnia, né i regolamenti condominiali limitare la libertà di accompagnarsi a pets di ogni tipo. Poi, ma ci sarebbero mille altri esempi, i testamenti tutelano gli amici di casa dopo la morte del padrone. Anche la genetica si da da fare: due mesi fa in Illinois hanno scoperto che l’amore per gli animali è scritto (o meno) nel Dna.



Un vero terremoto, dunque.

Oggi nel mondo si contano più di un miliardo e settecentomila animali da compagnia, almeno 60 milioni in Italia, protagonisti di un giro d'affari (mangimi, farmaci, prodotti di benessere) così esorbitante da spingere gli esperti del settore a inaugurare il Pet Marketing Day (entro la fine dell’anno a Milano), la Pet’s week e il grande evento milanese Pets in the city che porterà in città tutte le eccellenze del settore il prossimo ottobre. Secondo il sociologo ed economista Guido Guerzoni, autore del recente saggio “Pets, come gli animali domestici hanno invaso le nostre case e i nostri cuori” (Feltrinelli) questo fenomeno è destinato a rivoluzionare l'economia globale. Guido Guerzoni, classe 1967, insegna museum management alla Bocconi e da venticinque anni si occupa di economia e storia dei mercati artistici e culturali. Non solo: è anche un grande appassionato di cani e ha condotto una ricerca incuriosito dall’amore incondizionato per il suo bracco, Pioppo, un umano per la famiglia. La sua analisi è lucida e illuminante e affonda le radici nella psicologia collettiva: «Cani, gatti e non solo oggi rappresentano inseparabili compagni di vita e straordinari “facilitatori di relazioni”: non solo quelle amorose o sessuali, ma quelle che quotidianamente ci fanno entrare in contatto con persone di ogni età, genere e posizione sociale. Tuttavia, a parte il benefico effetto sulla crescita del nostro capitale sociale e relazionale, il cambio del paradigma percettivo è derivato dall’esito degli studi scientifici condotti negli ultimi anni sull’impatto positivo che i pets esercitano sul nostro equilibrio, il nostro benessere e la nostra felicità. Stare con loro ci fa indiscutibilmente bene». Lo sviluppo del pet business racconta molte cose sulla società in cui viviamo. Per esempio «che aborriamo la solitudine – continua Guerzoni - e che ci consideriamo sempre più spesso i loro eterni genitori, trattandoli come figli, sovente unici, con le stesse ansie, cure, fobie, tutele, responsabilità e attenzioni che riserviamo a quelli biologici. Tuttavia, nel momento in cui li riconosciamo come figlioli, le originali nozioni di umanità e animalità si confondono e scattano meccanismi psicologici che fanno cadere barriere morali ritenute invalicabili: per assicurare il loro benessere siamo disposti a mettere mano al portafoglio senza badare a spese». Oggi dunque gli animali sono parte integrante della società e presto questa “integrazione” potrebbe consolidarsi con la creazione di un’anagrafe mondiale. Occhio soltanto a non esagerare, raccomanda la psicologa Giuliana Proietti: «Sono adorabili ma attenzione a non perdere di vista le relazioni tra persone!». E, in effetti, su Internet qualche esagerazione la si incontra, come i “Rich pets of Instagram”. Il primo e ufficiale “Rich dogs of Instagram” conta quasi 26.000 follower, mentre l’eponimo italiano “Canesbocciatore” (un account che la dice lunghissima) ne ha 38.500 con foto e video nei quali viziatissimi pelosi Riccanza style sbocconcellano pigramente mocassini di Gucci, sbocciano magnum di Dom Perignon sul bordo di piscine e annusano svogliatamente pappe cucinate da chef stellati. O ancora: dormono su letti foderati di banconote, sfoggiano pellicce e vestagliette di cachemire monofilo, viaggiano su jet privati, Ferrari, Porsche e Lamborghini o si gingillano con orologi d’oro i cui cinturini in coccodrillo valgono lo stipendio annuale del loro dog sitter.

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