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Costume
Giorgio Armani: "La vera moda sostenibile? Abiti che durano nel tempo"
Giorgio Armani (foto Lapresse)

Inclusività e sostenibilità. Questi sono i cardini attorno a cui si sviluppa il gruppo guidato da Giorgio Armani, come racconta lo stilista stesso in un’intervista a Pambianco Magazine. "L’utilizzo responsabile delle risorse naturali, la salvaguardia dell’ambiente, il rispetto delle comunità, così come la tracciabilità di tutto il processo e la sicurezza dei prodotti, sono necessità imprescindibili per ogni azienda che operi a livello globale. Oggi la sostenibilità è un tema attuale e importante, forse un po’ complesso per l’industria della moda, per via della sua stessa natura che consiste nell’offrire capi nuovi ogni stagione. Posso dire però che la filosofia alla base del mio marchio è da sempre ‘sostenibile’: attraverso il mio lavoro propongo abiti che durano, che possono essere indossati anche a distanza di anni. Non penso che possa essere considerato sostenibile solo chi propone una capsule realizzata, ad esempio, con tessuti ecologici".

"Un posizionamento sostenibile oggi è fondamentale. È una questione di etica ancor prima che di strategia. Sono aspetti in continua evoluzione sui quali il consumatore è informato, ma sui quali va anche educato attraverso la qualità e la trasparenza del prodotto", prosegue Giorgio Armani.

Che cosa pensa invece del paradosso tra esclusività e inclusività del lusso? "Forse bisognerebbe ripensare il termine lusso, ormai inflazionato, logorato dall’uso frequente che se ne è fatto - risponde lo stilista -. Lusso oggi è la cura estrema della qualità, che non può prescindere dal rispetto dell’ambiente. È un sistema di valori che definisce un mondo, e che in quanto tale parla a un certo pubblico escludendone altri. Il lusso è inclusivo per il pubblico a cui si rivolge perché si basa sulla condivisione di valori. Il paradosso, come vede, è apparente".

 

Infine, Armani spiega come mai creato una Fondazione, scelta anomala in Italia, anziché pensare all'ingresso di un fondo finanziario nel suo gruppo. "Ho sempre ritenuto che l’indipendenza fosse la chiave del mio successo, e ne sono ancora convinto. L’ingresso di un fondo snaturerebbe questo aspetto, mentre la Fondazione lo preserva in modo organico". Una decisione che nel mondo della moda e dell'imprenditoria ha provocato "reazioni estremamente positive, e di grande interesse, soprattutto in un momento delicato come questo, in cui molti marchi decidono di intraprendere percorsi differenti, affidandosi ai grandi gruppi del lusso". Una scelta che "assicura continuità e sicurezza, per questo piace in azienda". Una strada che potrebbe essere replicabile anche da altri? "Certamente, anche se la strada che ho scelto è il frutto dell’unicità del Gruppo".

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