H&M nella bufera: "Ha bruciato 60 tonnellate di abiti nuovi"
H&M sotto accusa: per i giornalisti danesi avrebbe distrutto tonnellate di vestiti ancora utilizzabili. Ma il gruppo smentisce
Una bufera che rischia di costare parecchio ad H&M in qualsiasi modo vada a finire. Da anni il colosso svedese dell'abbigliamento low cost è in prima linea in fatto di sostenibilità e ora le accuse che gli sono state rivolte da un programma televisivo danese rischiano di intaccarne la reputazione.
Ma andiamo con ordine. Tutto nasce dalla trasmissione Operation X che ha mandato in onda un'inchiesta sulla sorte dei capi invenduti del marchio svedese. Ebbene, secondo i giornalisti danesi H&M avrebbe bruciato, negli scorsi anni, circa 60 tonnellate di abiti non venduti e ancora utilizzabili. A sotegno di questa accusa ci sarebbero le indagini svolte negli stabilimenti della Kara/Noveren, società di smaltimento rifiuti danese, dove i giornalisti del programma avrebbero assistito in prima persona all'incenerimento della merce e sarebbero venuti a sapere delle 60 tonnellate andate letteralmente in fumo dal 2013.
Immediata la replica del gruppo di abbigliamento, che ha parlato di accuse false e spiegato che in realtà i capi in questione erano destinati per legge all'incenerimento perché prodotti con l'utilizzo di sostanze chimiche vietate.
Ma Operation X non ci sta e ribadisce che i vestiti inceneriti erano potenzialmente riutilizzabili. A sotegno di questa tesi, le analisi di laboratorio che i giornalisti hanno fatto effettuare su alcuni capi destinati alla distruzione.
H&M ha contestato anche questa tesi e rimandato ai propri risultati (pubblicati online) che invece bollano quei capi come non conformi.
Insomma, come finirà è difficile dirlo. L'unico risultato incontestabile, per ora, è che il polverone sollevato costerà comunque caro all'immagine di H&M.