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Costume
Il lago di Bolsena fra miti e sviluppo economico legato alla pesca
Barche etrusche di Marta

Di Harry di Prisco

Il lago di Bolsena è stato da sempre luogo (stavamo per dire terra!) di misteri e leggende. Si favoleggia che dal lago fuoriesce una palla d’oro per annunciare un raccolto di grano abbondante; il mito “La bella e la Bestia” si rifà ad un uomo affetto da una malattia che comporta abnorme crescita di peli su tutto il corpo e che sarebbe vissuto qui nel ‘500; i mostri del lago altro non sarebbero che bagliori emessi a seguito del magnetismo connesso all’attività vulcanica del lago, che è il più grande lago vulcanico d’Europa e il quinto in estensione in Italia. In una posizione privilegiata, sulla sponda meridionale, sorge la graziosa cittadina di Marta a 314 metri sul livello del mare, nel punto di uscita del fiume Marta, unico emissario del Lago di Bolsena. La pescosità delle acque e la fertilità del territorio attrassero i primi abitanti neolitici e le popolazione Etrusche. Conquistata dai Romani sopravvisse alle scorrerie di Longobardi e Saraceni e nel XIV secolo passò sotto il controllo dello Stato della Chiesa fino all’Unità d’Italia.

Marta in questi ultimi anni è diventato un centro di smistamento ittico per tutto il Lazio che, in uno alle notevoli potenzialità di sviluppo nel settore turistico, ha spinto l’amministrazione a dare risposte concrete con interventi mirati e di grande impatto, come il nuovo porto e il centro visite turistiche. Marta vanta il primato del maggior numero di addetti alla pesca e alla commercializzazione del pesce di lago. Oltre venti famiglie  vivono di pesca utilizzando le tipiche barche Etrusche. La città conserva intatta la memoria del suo passato e una vacanza a contatto con la sua gente ospitale e genuina regala esperienze indimenticabili. La natura e il clima sono un invito irresistibile per chi ama le escursioni a piedi, a cavallo o in bicicletta, mentre le spiagge sabbiose e il nuovissimo porto turistico suggeriscono infinite opportunità di svago e divertimento. Il lago di Bolsena viene definito “il lago da bere” in quanto fino agli anni ’50 le acque erano considerate potabili e anche oggi è il lago più pulito d’Italia ed è interamente balneabile.

I visitatori amano perdersi nei vecchi vicoli, salire le scalinate che portano al Castello e alla Torre dell’Orologio, nonché affacciarsi sul grande Lago e ammirare la serenità delle due isole. Una così lunga tradizione ittica ha consentito lo svilupparsi di una gastronomia tipica della zona, a cominciare dall’anguilla (celebrata da Dante ma anche da Pellegrino Artusi). Il luccio, la tinca, il coregone, il lattarino e il persico sono i pesci più conosciuti. L'intento del Comune è sempre più quello di abbinare il patrimonio culturale e ambientale alle risorse enogastronomiche, un binomio vincente come è stato più volte dimostrato in passato. Un pescatore locale nel lontano 1998 ebbe l'idea di far conoscere ad un pubblico più vasto il loro duro mestiere, nacque così la “Festa del Pescatore” che quest’anno è giunta alla diciannovesima edizione, fra quelle più autentiche per i valori che esprime e le finalità che persegue.  Nell’ambito della Festa, nei giorni scorsi si è svolto il convegno-dibattito:“Il pesce del lago di Bolsena come risorsa per lo sviluppo economico e turistico del territorio lacuale”, per fare il punto delle potenzialità ed opportunità che questa importante attività rappresenta per l'intero bacino lacuale su cui insistono ben otto comuni, tutti interessati allo sviluppo del lago sia dal punto di vista economico che turistico. «Nella nostra politica per il territorio - ha detto il Sindaco di Marta Maurizio Lacchini - sono due le priorità: salvaguardare l'aspetto culturale e la pesca. Anche se il numero dei pescatori è in continua diminuzione, non possiamo disinteressarci di quanti tale attività continuano a svolgere. Le esigenze e le priorità sono diverse, ma trovare una soluzione alle loro problematiche diventa essenziale, non solo per l'amministrazione comunale, quanto per salvaguardare quella che è ormai una tradizione, soprattutto alla luce delle difficoltà che sta attraversando l'economia locale. Dobbiamo trovare una strategia globale all'attuazione degli obiettivi del Feamp e delle altre misure regionali e nazionali avanzate per lo sviluppo del settore». Al primo cittadino gli fa eco Dania De Grossi, giovane assessore alla pesca: «Fortunatamente lo stato di salute delle acque del lago è buono, grazie al fatto di non avere né industrie, né allevamenti zootecnici rilevanti, né culture intensive e alla presenza del collettore circumlacuale per la raccolta delle acque reflue  convogliate all'impianto di depurazione, come dimostra la presenza del coregone,  che vuole soltanto acque pulite. L'unico vero problema - ha detto ancora la De Grossi - è il ricambio generazionale. Oggi l'attività del pescatore non è né semplice né remunerativa e tende ad allontanare sempre più i giovani da una pratica che soprattutto a Marta ha rappresentato per secoli una delle poche risorse economiche». Quali allora i suggerimenti per incentivare il settore?: «La nostra attività, ha detto Bruna Rossetti, presidente Confcooperative Lazio Nord nonché del Flag-Lago di Bolsena, è volta alla sensibilizzazione di tutti gli attori del settore», nello specifico delle attività il direttore del Flag, Stefano Cerioni: “Il raggio d'azione prevede il recupero ambientale del lago  e del territorio circostante con una campagna di sensibilizzazione alla conservazione delle specie rare o a rischio. E’ previsto - conclude Cerioni - il ripopolamento del lago attraverso la semina delle anguille e al recupero ambientale del fiume Marta essenziale per la normale ripresa del ciclo biologico della specie che risale i fiumi in fase giovanile per ridiscendervi quando va a riprodursi in zone più calde».

Vincenzo Peparello, Presidente del Cat/Confesercenti Viterbo nonché Responsabile di VisiTuscia, la borsa nata 10 anni fa per lo sviluppo turistico del territorio: «I Gal (partenariati pubblico-privati sul piano locale) possono svolgere un ruolo determinante per lo sviluppo delle strategie programmate e l'impiego dei fondi che hanno a disposizione. Tutte le parti coinvolte devono comunicare, il momento delle erogazioni a pioggia è finito: oggi debbono essere mirate a particolari iniziative settoriali. L'importante è mettere a confronto due soggetti: uno interessato alla domanda e l'altro all'offerta. Per VisiTuscia proprio basandoci sul binomio domanda/offerta, in dieci anni, gli operatori hanno aumentato la loro programmazione del 30% con una ricaduta del 10% sui consumi e sul fatturato».                                                             

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