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Costume
In Campania i primi due contratti di rete in Italia nel comparto olivicolo

Nascono in Campania due “contratti di rete” nel comparto olivicolo, i primi in Italia con una accordo strutturato dalla produzione alla commercializzazione. Lo rende noto Aprol, l’associazione regionale dei produttori olivicoli. È proprio intorno all’olio extravergine di oliva che prendono vita due aggregazioni di produttori dai nomi suggestivi e ambiziosi. La prima è “Terre del Sole”, che raggruppa ventotto aziende agricole -equamente suddivise tra le province di Avellino, Benevento, Caserta, Napoli e Salerno- tra cui due da Puglia e Basilicata. La rete è composta da ventiquattro aziende olivicole, tra cui una di trasformazione ed una specializzata nella commercializzazione. L’altra è “Terre del Sud”, composta da ventinove aziende, di cui tre di trasformazione e una di commercializzazione. La composizione anche in questo caso prevede la prevalenza della Campania, più due pugliesi ed una calabrese. Complessivamente i due contratti prevedono investimenti sui servizi in rete per oltre 720mila euro.

Grande soddisfazione è espressa dalla dirigenza di Aprol. “E’ un modello vincente -spiega il presidente Francesco Acampora- che mette l’olivicoltura in una posizione di avanguardia, anche da un punto di vista simbolico. L’olio extravergine è il portabandiera della Dieta Mediterranea e del Made in Italy nel mondo”.

Soddisfazione anche da Coldiretti. “La nuova agricoltura -commenta Gennarino Masiello, vice presidente nazionale e numero uno dell’organismo campano- trova una grande occasione nelle reti d’impresa, uno strumento che per tutti i settori ha debuttato nel 2009, ma che è stato rivisto in chiave agricola con la legge 91/2014, il cosiddetto decreto Competitività. Tra i tanti vantaggi previsti per le aggregazioni c’è la salvaguardia della storia imprenditoriale dei soci. Infatti nessuna delle imprese agricole che firmano il contratto perde la sua identità. È consentito alle aziende di mettere insieme terreni e attrezzature e di utilizzare anche assunzioni congiunte. Un altro aspetto interessante è l’occasione offerta di lavorare insieme prodotti agricoli e trasformati per poi dividerli tra le singole imprese che mettono in comune i fattori di produzione. Le reti di impresa -sottolinea l’esponente di Coldiretti- consentono di utilizzare i macchinari migliori e di assumere dipendenti qualificati che la singola impresa da sola non potrebbe permettersi. I contratti di rete puntano a migliorare la capacità di commercializzazione, ridurre i tempi della logistica, acquisire priorità nell’accesso ai fondi dei Piani di sviluppo rurale, avere più forza nelle gare d’appalto, etc. La ripartizione coinvolge anche i prodotti e dunque, anche se un’azienda lavora prodotto acquistato da un’altra che partecipa al contratto, il reddito resta comunque agrario”.

Come nel resto del Paese, anche in Campania si registra una forte vivacità nel comparto olivicolo. L’olio extravergine è un prodotto totem dell’agroalimentare, ma è anche un straordinario indicatore di biodiversità. Da sola la Campania possiede oltre 74mila ettari coltivati ad oliveto, di cui il 5% circa con metodi di produzione biologica. Le principali varietà autoctone campane sono: l'Ogliarola, la Marinese e la Ravece in provincia di Avellino; l'Ortice, l'Ortolana e la Racioppella in provincia di Benevento; l'Asprinia, la Tonda, la Caiazzana e la Sessana in provincia di Caserta; l'Olivo da olio (detta anche Cecinella o Minucciolo) in penisola Sorrentina, Napoli; la Rotondella, la Carpellese, la Nostrale, la Salella, la Biancolilla e la Pisciottana in provincia di Salerno. Per Coldiretti, l’Italia mantiene saldamente il primato europeo della qualità negli oli extravergini di oliva, che vede ad oggi in Campania cinque Dop: Cilento, Colline Salernitane, Irpinia-Colline dell'Ufita, Penisola Sorrentina e Terre Aurunche.

 

 

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