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Costume
Cracovia e i mercatini: Natale è il momento giusto per visitarla

Tutte le città sono più belle a Natale sia per le luci scintillanti che per gli addobbi dei negozi e delle strade. La seconda città della Polonia ha una marcia in più. Non per niente è stata inserita con il suo centro storico, le oltre 120 chiese e i suoi edifici, nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco sin dal 1978, quando i siti tutelati nel mondo erano appena 12. Essa è una delle poche città polacche che ha superato la seconda guerra mondiale senza subire danni architettonici.

 

In giro per i mercatini natalizi

Il cuore della festa batte nella piazza del Mercato, con il rinascimentale Mercato dei Tessuti al centro, che con i suoi 400 metri quadrati risulta essere la piazza medioevale più grande di Europa. Tanti espositori, alberi profumati, calde luci soffuse, profumi di Natale: i mercatini di Natale di Cracovia hanno un’atmosfera unica e sono tra i più visitati in Polonia.

 Oggi l’edificio del Mercato è utilizzato per ospitare alcuni negozi di artigianato locale, come l’ambra baltica finemente lavorata, i manufatti in legno e ceramica, gli oggetti natalizi per la gioia dei piccoli e dei grandi che magari troveranno proprio qui quella scatola di legno intarsiato che cercavano da tempo. Fuori, nella grande piazza, abbondano gli stand principalmente gastronomici dove per pochi Zloty, moneta che la Polonia ha saggiamente mantenuto anche dopo l’ingresso nell’Unione Europea, si può gustare una zuppa preparata secondo le migliori ricette antiche o una baguette di pane con formaggio fuso, funghi e quant’altro la fantasia suggerisce. Da assaggiare assolutamente il formaggio pecorino affumicato oscypek riscaldato sulla brace. Ad accompagnare questi piatti, non proprio in linea con la “linea” ma adatti al clima particolarmente rigido invernale, un bicchiere di vino caldo brûlé non può mancare: il negozietto che lo prepara è ubicato in una grande botte di legno dove a volte si forma una lunga fila.

 

 

Il castello e la cattedrale

Dopo esserci rifocillati, arriva il momento di conoscere meglio questa città millenaria dalle antiche tradizioni. La visita comincia dalla Basilica gotica della Beatissima Vergine Maria del XIII secolo nella piazza del Mercato. Nel presbiterio vi è il famoso grandissimo altare, alto 13 metri e largo 11, per realizzarlo ci vollero 12 anni. Dalla torre alta 81 metri ogni ora un trombettista suona una melodia in memoria del soldato che fu trafitto da una freccia per avvisare dell’attacco dei Tatari. A fianco si erge un’altra torre di 69 metri, la legenda vuole che fu realizzata dal fratello che costruì la prima, per invidia lo uccise e il coltello è ancora visibile appeso sotto un arco.

Si sale poi sulla piccola collina del castello di Wawel con l’annessa Cattedrale da cui si gode uno stupendo panorama sulla città. Nel castello si può visitare il tesoro e l’armeria, nella quale viene conservata la spada dentellata rituale usata per le investiture. Famosa la collezione delle porcellane, del vetro e quella degli orologi slavi. Nell’attigua cattedrale si possono visitare le sepolture reali e la campana del 1520 di re Sigismondo I, una tra le più grandi del mondo, ha il diametro di 2,5 metri, l'altezza di 2 metri e pesa circa 11 tonnellate, il toccarla porta fortuna agli innamorati e a chi è in cerca di amore.

 

Il drago sputafuoco

La leggenda della fondazione di Cracovia racconta di un drago che aveva la sua tana nei pressi del fiume Vistola. Esso divorava le fanciulle che andavano a fare il bucato nel fiume. Nessuno sapeva come liberarsi di questa orribile sventura finché un giorno un ciabattino diede da mangiare al drago una pelle di pecora riempita di zolfo ed erbe velenose. La bestia subito cominciò ad emettere fiamme dalle fauci per poi precipitarsi al fiume Vistola, dove bevve acqua per sette giorni e alla fine scoppiò con un grande boato: i pezzi arrivarono fino ad una collina distante qualche chilometro. Per ricompensa il ciabattino sposò la principessa e regnò sulla città. Oggi sotto le mura del castello è collocata una statua in bronzo che ritrae il drago che emette di tanto in tanto fuoco dalla bocca e non distante si può visitare la caverna in cui il drago si nascondeva in attesa delle vittime.

Una pagina dolorosa

È quella che è stata scritta nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, a seguito dell’occupazione tedesca della Polonia, quando gli Ebrei subirono lo sterminio nei campi di concentramento vicino alla frontiera polacca. Prima della guerra, gli Ebrei in città erano 75 mila e vivevano in quello che oggi si chiama il quartiere ebraico, Kasimiro,  in cui vi sono 7 Sinagoghe. Essi vivevano in pace con i Polacchi, da sempre noti per la loro tolleranza, finché i Nazisti realizzarono un ghetto oltre il fiume Vistola e vi trasferirono gli Ebrei per utilizzarli come forza operaia nelle vicine fabbriche.

I turisti possono ancora oggi visitare lo studio originario dove fu girato il film “Schindler's List” di Spielberg. Nello stesso periodo oltre 100 docenti universitari ebrei con l’inganno della partecipazione all’inaugurazione dell’anno accademico del locale ateneo, furono radunati e quindi arrestati, etichettati come “non necessari” e deportati. Oggi il Collegium Maius accoglie il Museo dell'Università Jagellonica e il suo antico orologio del cortile, dove ogni ora si realizza una strana sfilata di sculture in legno, accompagnate da una melodia.

Nella piazza principale del ghetto sono state collocate 75 grandi sedie in ferro illuminate di notte, ciascuna delle quali rappresenta 1000 Ebrei sterminati e invita a sedersi per meditare affinché simili orripilanti tragedie non si ripetano in futuro.

Commovente la storia del farmacista che fece fuggire tanti bambini, fra cui  Roman Polanski. Il vecchio cimitero ebraico adiacente alla piccola sinagoga  Remuh è meta di pellegrini ebrei provenienti da tutto il mondo per rendere omaggio alla tomba del rabbino Rabbi Moses Isserles. La furia dei Nazisti si abbatté anche su tale luogo di sepoltura, ma si narra che un soldato delle SS quando si avvicinò alla grande lapide del saggio uomo fu fulminato da una saetta che solcò il cielo azzurro.

 

 

Il sale: un patrimonio da tutelare

Le miniere di sale risalgono al 1300 e sono tutelate dall’Unesco. Non sono ora più utilizzate per l’estrazione ma a fini turistici. I livelli visitabili sono tre con centinaia di corridoi e saloni scavati nel sale, ricolmi di statue e arnesi di minatori, come ad esempio i grandi argani in legno azionati da cavalli per portare in superficie i blocchi di salgemma, pesanti alcune tonnellate, e calare i minatori con un’imbracatura utilizzata anche per i quadrupedi. La sala più rappresentativa è la cappella di Santa Kinga, la regina che gettò il suo anello di fidanzamento in un pozzo ritrovato in seguito in un blocco di sale. La sala più recente è la cappella dedicata a Papa San Giovanni Paolo II in occasione della sua canonizzazione.

Nel mondo sotterraneo, lungo un’estensione di circa 3 chilometri, sorgono: ristoranti, grandi sale per matrimoni e feste con palcoscenico, varie cappelle, negozi di souvenir e anche un museo. La temperatura è costantemente di 14° centigradi e grandi macchinari assicurano una perfetta ventilazione. Se non fosse per gli 800 gradini da percorrere in discesa, non ci si accorgerebbe di essere a 135 metri sotto terra. Per la risalita si utilizzano ascensori a forma di gabbie che in meno di un minuto riportano in superficie.

Oltre il percorso turistico si può scegliere di effettuare quello minerario nel corso del quale si possono studiare e mettere in pratica le tecniche di estrazione del sale usate un tempo. Un altro tour è quello religioso che termina con la Santa Messa celebrata in una delle cappelle. I diversamente abili hanno un percorso dedicato. Per i più piccoli c’è, poi, il tour alla scoperta di un mondo incantato con tanti personaggi che li attendono come i Sette Nani.

 

 

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