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Costume
Monte Sant'Angelo: nel cuore di antichi e moderni "camminatori"

Di Franca D.Scotti

 

Proiezioni, incontri con ospiti di rilievo, un  convegno internazionale.

La città di Monte Sant’Angelo sul Gargano, la “città dei due  siti Unesco” richiama l’attenzione sui valori di questa terra pugliese.

Che non è solo meta di villeggiatura nelle stagioni canoniche, ma si candida a diventare un forte attrattore nel turismo culturale e spirituale.

Il  grande richiamo, da più di 1500 anni, é la grotta dedicata all’Arcangelo Michele. Qui, su una  costruzione stratificata, si è sviluppato il complesso monumentale, costituito dal santuario, il museo devozionale, il museo lapidario e le cripte longobarde, meta ogni anno di più di 1.000.000 di pellegrini.

Frutto della contaminazione di culture e dominazioni che nel susseguirsi delle epoche hanno fatto dell’Arcangelo il comune denominatore della loro fede.

 Tracce, orme millenarie di mani e piedi che hanno sostato e  hanno toccato i luoghi sacri.

In profondità, discendendo ben 90 gradini,  si visita la grotta originaria, che Ungaretti definì “cuore della terra”, dove nel 490 apparve l’Arcangelo Michele.

Poi  la grotta superiore dovuta all’intervento dei Normanni, che contiene l’altare maggiore e sull’altare la statua “terribilis”  di San Michele che tiene sotto scacco Lucifero, in marmo bianco di Carrara, con le ali dorate e la spada in argento e gemme.

Ancora più in alto, l’ingresso superiore alla Basilica  di età angioina, con il prospetto monumentale a due archi, statue  e lunette a bassorilievi, visitata da Papi e   personaggi illustri.

Ricchissimo il museo devozionale che custodisce il tesoro più prezioso della basilica: tavolette votive dipinte, argenti, ori, suppellettili, oggetti liturgici,  affreschi, icone  orientali, reliquiari di cristallo di rocca, doni di re e imperatori.

Importante testimonianza di questo culto fondato sulla pietra sono le statue  in alabastro o pietra locale che raffigurano San Michele scolpito secondo posizioni iconiche, con la lancia, la spada, la bilancia che pesa le anime.

Intorno al centro monumentale di Monte Sant’Angelo, si sviluppa il quartiere Junno  con i vicoli stretti e gli scorci del paesaggio garganico, mentre in alto domina il grande Castello, anche questo stratificato e diventato residenza signorile con Federico II di Svevia.

Proprio le fondamenta originarie della grotta, con importanti lavori di ampliamento, e l’incisione di alcune epigrafi longobarde, hanno collocato Monte Sant’Angelo dal 2011 nel sito seriale Unesco  “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere”. Qui nel 7º secolo d.C. i Longobardi, popolo guerriero, scelsero l’angelo armato di spada come patrono e la grotta come santuario nazionale.

E proprio qui, a Monte Sant’Angelo, da questa grotta dell’Arcangelo Michele, derivò la nascita dei siti  micaelici in tutta Europa,  tra cui il famosissimo Mont Saint Michel in Normandia, con cui è gemellata la cittadina pugliese e la spettacolare Sacra di San Michele in Val di Susa.

Con il cammino micaelico,  Monte Sant’Angelo si inserisce, come tappa di primaria importanza, in uno  di quei cammini che hanno tracciato la storia dell’Europa, contribuendo a creare la sua identità.

Oggi questa tema  riscuote sempre più interesse, anche in nome di una  riscoperta delle radici comuni e dei valori unificanti europei.

I cammini furono infatti itinerari che coniugavano fenomeni complessi, spirituali, politici, commerciali, economici.

Ripercorrere le antiche strade significa ripetere gesti antichi, orme  già impresse nella storia.

L’altro grande cammino europeo ben noto è  la via Francigena, già  riconosciuta dalla Comunità Europea.

Ma recentissimo è il riconoscimento del tratto della Via Francigena Sud che, percorrendo la direttrice adriatica e quindi il Gargano, portava a Bari e da lì in Terrasanta.

 L’importante convegno internazionale “Francigena: via per Roma, Santiago, Gerusalemme” svolto a Monte Sant’Angelo dall’11 al 13 ottobre,  in concomitanza con “Monde”  la  Festa del Cinema sui Cammini, ha fatto il punto sulla Francigena, alla luce di recenti studi accademici.

Il tutto in un  quadro di valorizzazione degli elementi culturali di questo territorio ricchissimo di storia.

Basti pensare agli insediamenti monastici dal VI, VII  secolo in poi, di Benedettini, Cistercensi, Francescani, intorno a San Marco in Lamis  e  alla diffusione degli eremi, alcuni dei quali ancora visitabili, nella valle intorno all’abbazia di Pulsano.

Ma i  moderni “camminatori”, non solo pellegrini, troveranno anche imperdibili esperienze all’interno della  Foresta Umbra, nel Parco nazionale del Gargano, con le  sue secolari faggete che costituiscono il secondo sito seriale Unesco in cui  é inserito Monte Sant’Angelo.

Qui  non è difficile incontrare daini, volpi e caprioli, mentre nel sottobosco si trovano facilmente  ciclamini, viole, anemoni, gigli, narcisi, biancospino e arbusti di rosa canina.

Scoprire questi aspetti naturalistici e culturali può ampliare fortemente sia la stagionalità che le presenze turistiche a Monte  Sant’Angelo e nel Gargano.

Senza dimenticare le eccellenze gastronomiche: mostaccioli, carteddate,  “ostie ripiene” di mandorle  e miele, pasta fresca di ogni formato,  taralli, panettoni speciali agli agrumi canditi, zuppe e contorni di verdure.

www.montesantangelo.it      

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