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Turismo in Italia, vale 185 miliardi di euro. Pari al 13% del Pil

Il contributo economico del turismo in Italia è di 185 miliardi di euro, pari al 13% del Pil. Un valore che ne fa il secondo pilastro dell'economia
Di Eduardo Cagnazzi
Il contributo economico del turismo in Italia è di 185 miliardi di euro, pari al 13% del Pil. Un valore che ne fa il secondo pilastro dell'economia tricolore, dopo la ricchezza delle famiglie (10mila miliardi di euro nel 2015). In Europa fanno meglio del Belpaese solo la Germania con 261 miliardi di euro, il Regno Unito e la Francia, rispettivamente con 250 e 199 miliardi. E sono 4.588 i musei, i monumenti ed i siti archeologici sparsi sul territorio aperti al pubblico. Solo la Lombardia, il Veneto, il Lazio ed il Trentino sono però le regioni che sanno valorizzarli meglio. Altre regioni, pur annoverando molti siti sotto tutela dell'Unesco, non riescono a farlo e registrano un potenziale inespresso; un gap che produce poco reddito sia al territorio, sia agli stessi siti. E' il caso di Pompei e di altri siti museali. Pur registrando circa 3 milioni di visitatori nel 2015 ed un incasso dalla vendita dei biglietti e dei servizi aggiuntivi pari a 23,6 milioni, gli Scavi producono poco reddito al territorio vesuviano. E', insomma, un turismo mordi e fuggi, nonostante la presenza in città del Santuario Mariano.
Secondo un'indagine di PricewaterhouseCoopers sugli asset turistici e culturali in Italia presentato a Pompei in occasione di ImpresArte, un evento promosso dai giovani di Confindustria e dell'Ance, i ricavi da biglietteria dei siti culturali nazionali ammontano a 136 milioni di euro contro. Pur trattandosi di una cifra consistente, risulta di gran lunga inferiore di quella che registrano altri Paesi come, per esempio, il Regno Unito che raggiunge i 600 milioni di euro. Anche l'analisi dei servizi aggiuntivi rispetto alla biglietteria mostra un potenziale non colto: solo un visitatore su quattro usufruisce dell'offerta aggiuntiva di servizi quali bookshop, ristorazione e visite guidate, i cui ricavi complessivi ammontano a 49 milioni di euro, di cui 20 milioni (40% del totale) da bookshop. Molto limitata è invece la fruizione di altre offerte, quali audioguide, visite guidate e ristorazione. Lo scontrino medio di tutti i servizi aggiunti è di solo 4,7 euro.

La scarsa attenzione a tali servizi è confermata dal fatto che i relativi introiti negli anni 2008-2014 sono cresciuti in maniera meno che proporzionale rispetto alla crescita nello stesso periodo degli introiti da biglietteria: +3% rispetto a +5%. Anche l'analisi geografica, inoltre, mostra una forte concentrazione di aree, con l'86% degli introiti da biglietteria e da servizi aggiuntivi prodotto da sole tre regioni italiane: Lazio, Toscana e Campania. Cosa fare per superare questo gap? Lo studio di PwC identifica sette leve per una migliore valorizzazione del patrimonio artistico e culturale italiano: la prima è l'allineamento agli standard europei in termini di strutture ricettive, servizi e trasporti dedicati ad accogliere il crescente numero di arrivi di turisti internazionali. La seconda leva è la valorizzazione dei servizi aggiuntivi attraverso il completamento della gamma di servizi offerti e aumento della spesa media e dell'indice di penetrazione dei servizi aggiuntivi. Alla base di tutto però necessita, secondo gli analisti di PwC, sia la creazione di un modello organizzativo gestionale pubblico/privato efficiente ed efficace, sia un sistema di logistica e comunicazione che presenti i siti in modo sinergico e li renda fruibili in modo integrato. Sia, infine, azioni di marketing e di promozione attraverso l'utilizzo di canali digitali e dei social network. "I primi sei mesi del 2016 lasciano ben intravedere per il futuro, ma c'è ancora molto da fare", afferma ad Affaritaliani.it, Nunzia Petrosino, presidente dei Giovani di Confindustria Campania. "Sotto questo aspetto, gli under 40 possono offrire un valido contributo, tutelando soprattutto le materie prime di cui il Paese è ricco ed investendo in ricerca ed innovazione".