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Cronache
Abbiamo visto per voi Tolo Tolo. Il verdetto: è una c...ta pazzesca

L’ultimo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, non fa ridere, non sorprende ed è piatto come una tavola. Per averne la prova basta recarsi nei cinema. Le sale sono piene ma stranamente silenziose se paragonate alle voragini di risate dei film precedenti. Qualche timido sghignazzo qua e là e poco oltre. Forse il pubblico aspettava la beffarda parodia dell’italiano medio a cui Luca Medici ci aveva abituati, con il suo Zalone, tamarro innocente e caustico fino alla ferocia. Ma non c’è. Il film non colpisce, non sorprende, ha poche idee e meno ancora profondità. E’ un film di “micchia”, neologismo zaloniano per le opere un pò di nicchia ma più di minchia degli intellettualoni italiani. Un guazzabuglio di retorica così banale che neanche Corrado Augias sotto overdose di marmellata poteva raggiungere. La stessa retorica che Zalone criticava tanto. 

 

Per avere una risata bisogna aspettare più di un’ora di film con l’apparizione di Nichi Vendola e la sua incomprensibile prosa barocca che a Checco, intento a salvarsi la vita, risulta indigesta. Per il resto si sorride un pò con le ossessioni delle tasse da pagare, l’opportunista che scala tutti i gradini del potere fino a diventare premier o la solita idiosincrasia per la pizzica ma è il nulla se confrontato al passato.

 

Il film scorre sul registro banale della commedia dei buoni sentimenti, con contrasti poco credibili tra il drammatico abbozzato e il comico non centrato. Limiti che si vedono nella sceneggiatura.

Il personaggio centrale non è più il tamarro “cozzalone” (Checco Zalone) ma è un puzzle di invenzione mal riuscito.

Forse il film voleva emozionare. Ma neanche sfiora la possibilità. Il dramma dell’immigrazione di massa diventa un cartone animato o un balletto in acqua alla Esther Williams e amenità simili. L’italiano rischia continuamente l’infezione dal fascismo che è una barzelletta da curare con l’amore o il gentalyn. Sgradevolezze scontate e senza nerbo che potranno colpire le zie dalla erre moscia e i radical chic di sinistra. Convincono le musiche come la scelta azzeccata di utilizzare come leitmotiv Vagabondo di Nicola di Bari e altre suggestioni della penna del Luca Medici musicista.

Tolo Tolo ha sicuramente un merito, non è più lungo del solito, dura un‘ora e trenta minuti.

 

Avevamo un mattatore incontenibile e lo abbiamo perso, peccato. Rotto il sodalizio con il regista Gennaro Nunziante sembra che Luca Medici si sia incanalato nella classica commediola all’italiana da fine anno, quella che oltre a fare un po' di soldi va poco in là. Speriamo rinsavisca. Proprio lui in coppia con Nunziante ci ha dimostrato che si può essere originali, feroci e al tempo stesso campioni di incassi.

Ma Zalone è ormai un marchio e Tolo Tolo, quinto film dell'attore per la prima volta alla regia, prodotto dalla Taodue, distribuito da Medusa, è diventato il film con il maggior incasso di sempre nella storia del cinema italiano (8,7 milioni di euro) nelle prime 24 ore di programmazione battendo il precedente record di Quo Vado (7,3 milioni).

La possibilità di ridere a crepapelle, come con gli altri film, ha solleticato gli italiani. D’altronde il trailer del film è stato un ottimo amo da marketing, viste anche le sciocchezze che si sono scritte.

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