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Cronache
Adozioni, Fioroni: "Il governo si fermi e faccia un referendum"

di Giuseppe Fioroni

La nostra Costituzione, anche con i cambiamenti previsti dalla riforma giunta oramai in dirittura di arrivo, non contempla la possibilità di alterare l'istituto del matrimonio. La famiglia è una è resta una. Si ha la sensazione, invece, che per alcuni il legislatore abbia la facoltà di prescindere da questo quadro. Ora, nella discussione in corso sulle unioni civili, le buone notizie riguardano l'impegno a ricercare, nel confronto politico che va oltre lo schema di maggioranza e opposizione, le ragioni di un approfondimento leale e proficuo.

Dobbiamo essere consapevoli che il sistema elettorale maggioritario, alterando i numeri della rappresentanza per garantire la governabilità, obbliga sulle questioni di particolare delicatezza etica a costruire un consenso ampio. La sola maggioranza numerica non basta. Sarebbe assurdo che una minoranza magari del 20/30 per cento, solo perché legittimata a governare in virtù di un sistema maggioritario, si arrogasse il potere di decidere sulla famiglia, come pure sul fine vita o altre questioni eticamente sensibili, a dispetto della prevalente opinione dei cittadini.

Dunque, malgrado gli appelli alla comprensione reciproca, si stenta a fare passi avanti significativi: anzi, per certi aspetti si scivola nella confusione. È comunque importante l'assicurazione dei principali partiti a garantire la libertà di voto a tutela delle valutazioni di coscienza di ogni singolo parlamentare. Non vale pertanto, in questo caso, il vincolo della disciplina di gruppo, né tanto la fiducia (diretta o indiretta) al governo.

Questo rispetto della volontà degli eletti porta allo scoperto un elemento di oggettiva preoccupazione che solo i manipolatori dei messaggi mass-mediali possono identificare nello scontro tra progresso e oscurantismo. Nessuno mette in discussione i diritti fondamentali delle persone. Semmai, la diffidenza verso procedure che finiscono per omologare i matrimoni alle unioni, anche di tipo omosessuale, trova alimento nella disputa sulle adozioni.

Sapevamo fin dall'inizio che la questione delle unioni non si limitava a riordinare ed estendere tutele, per altro già sperimentate in via pratica, a beneficio delle coppie conviventi, sia etero che omosessuali. Dietro la richiesta di regolamentazione si celava e, come si evince dal dibattito odierno, ancora oggi si cela appunto la soluzione controversa delle adozioni (stepadotion) da parte di gay o lesbiche. In questo modo si innesca il dubbio di una lesione dei principi costituzionali sulla natura e l'ordinamento della famiglia.

Del resto, a voler considerare quella che l'editoriale dell'Avvenire ieri definiva la "pretesa adultista", il rischio è d'inventare un presunto diritto genitoriale a danno del reale diritto del figlio: il diritto, cioè, ad avere una madre e un padre, non un "genitore 1" e un "genitore 2", costruiti per legge con l'implicito avallo - negato dalla legislazione vigente - alla pratica della fecondazione surrogata (utero in affitto).

Senza scomodare la sensibilità religiosa, dovremmo convenire sulla necessità di preservare un quadro di chiarezza su una materia molto complessa. È improponibile qualsiasi forzatura, specie alla luce di rapporti di forza parlamentari che non rispecchiano fedelmente l'articolazione della società civile, laddove si debba constatare la mancanza di un adeguato consenso tra le forze politiche.

Meglio accantonare il punto delle adozioni, magari imboccando la strada - ne avevo parlato già mesi fa - di una consultazione referendaria con valore d'indirizzo sulle scelte possibili del Parlamento. Avremmo il vantaggio di legiferare in questa fase su ciò che unisce, offrendo perciò alcune importanti certezze giuridiche alle coppie conviventi, ma non incorreremmo nel pericolo di stravolgere principi e vincoli afferenti alle superiori disposizioni di ordine costituzionale. Alla fine, dinanzi a operazioni arrischiate sul piano della legittimità, non sarebbe lodevole che una mobilitazione di cittadini a favore della famiglia fosse bollata come espressione di integralismo. Avrebbe piuttosto il valore, importante in via di principio anche per gli assertori di opposte visioni antropologiche, che la funzione legislativa non può eccedere i limiti di un mandato sempre legato alla sovranità popolare, al di là degli effetti volutamente distorsivi delle leggi elettorali. Finito il tempo delle ideologie, occorre guardare a tutte le manifestazioni di libero convincimento morale e politico con grande rispetto. È questo il sale della (nuova) democrazia.

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