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Cronache
Migranti e agricoltura sostenibile: "Così li aiutiamo a casa loro"

Di Eugenio Mataletti

Roma è una delle grandi capitali cosmopolite del mondo, certo leggendo le cronache di questi giorni si posono avere dei dubbi ma basta fare un rapido giro d'orizzonte e si vede che tra altro la Città Eterna ospita anche le sedi di quasi tutte le Agenzie specializzate delle Nazioni Unite. Quando si pensa all'ONU la mente vola a New York ma Roma è un importante polo della cooperazione internazionale. Dunque non solo una gran parte delle testimonianze architettoniche e artistiche del patrimonio mondiale, il passato, ma anche le princpali istituzioni planetarie che guardano al futuro.

Una di queste è l'IFAD (International Found for Agricultural Development) che si occupa di investimenti in agricoltura nelle aree rurali dei paesi in via di sviluppo, un braccio operativo della comunità internazionale per combattere la fame, la povertà e per uno sviluppo sostenibile delle aree più depresse del pianeta. La sede è nella periferia sud della città, un grande palazzo moderno di acciaio e vetro. Fatto l'accesso e varcata la soglia si entra in un contesto internazionale e multiculturale, la lingua, anche in sottofondo, è l'inglese e non c'è un colore predominante. Si respira un'altra aria.

Abbiamo appuntamento con il dr. Ashwani Muthoo, il direttore della divisione impegno globale, conoscenza e strategia. Studi in Gran Bretagna, laurea in scienze manageriali, master in ingegneria dei dati e dottorato in sviluppo dell'agricoltura, parla correntemente sei lingue, Muthoo è indiano ma è in Italia e in IFAD da trent'anni. Il  suo cortese staff che ci guida fino al dipartimento, grazie al leggero anticipo, ci mostra alcuni dei punti fulcro della sede, la libreria, bella, frequentata, articolata e ricca di volumi di ogni dove, la sala conferenze appena reduce da un meeting, la caffetteria che è anche punto di scambio e poi salendo, i vari dipartimenti con sale riunioni delimittate da vetrate che permettono di vedere all'opera un gran numero di giovani. Abbiamo spesso la percezione che fame e povertà nel mondo stiano aumentando e generino enormi flussi migratori, quello dell'IFAD è un punto di osservazione privilegiato. Siamo qui per saperne di più.

“La fame nel mondo non è in aumento. Oggi soffrono la fame 800 milioni di persone ma ci sono grandi sforzi nell'ambito dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile per ridurre fortemente questo numero e le prospettive sono molto incoraggianti”. Un passo in avanti rispetto ai primi anni '80 in cui erano oltre un milliardo. Il nostro interlocutore ci introduce così negli argomenti che vogliamo affrontare. “Siamo oltre 7,5 mld su questa Terra e oltre il 50% vive in aree rurali e più del 70% del cibo consumato in tutto il mondo è fatto da piccoli e medi produttori nelle aree rurali. Il focus dell'IFAD è proprio quello di investire in queste aree per migliorare le condizioni di lavoro e di vita di quelle popolazioni, per dargli più oppurtunità. In Africa ci sono 1200 mln di persone, il 70% è sotto i trent'anni, un problema ma anche un'opportunità. Dobbiamo avere politiche proattive”. Ci inoltriamo La ricerca del cibo, la fuga dalle guerre e dalle violenze causano enormi flussi di migrazioni. “Per noi è fondamentalel investire nei giovani specialmente quelli che vivono nelle aree rurali, per dare loro lavoro e opportunità favorevoli ed è molto importante investire in infrastrutture, servizi e anche in tecnologie di comunicazione e di informazione perchè ormai i giovani sono connessi dappertutto. Far diventare soddisfacente vivere lì. Investire nei giovani per contrastare le migrazioni, dare loro un motivo per vivere nei loro paesi e specialmente nelle aree rurali”.

ifad
 

Lotta alla fame e alla povertà, sviluppo e trasformazione delle aree rurali richiedono grandi sforzi economici e un metodo “Il nostro modo di operare è di dare la possibilità alle comunità rurali di prenderele  decisioni sul loro futuro” continua Muthoo “Devono essere molto partecipi nelle decisioni degli investimenti che facciamo. Questo è l'approccio dell'IFAD. Coinvolgere, Cosi loro hanno più senso di responsabilità verso i progetti, Investire nelle istituzioni delle comunità, dare loro potere, forza nelle negoziazioni con le politiche nazionali, domestiche”. Non tutte le disugaglianze sono uguali, contrastare quella di genere può provocare una spirale virtuosa sia economica che sociale, aumentando la sostenibilità “Facciamo sempre un'analisi del contesto socioculturale per rispondere alle esigenze” specfica  “Vogliamo aiutare le donne a migliorare la situazione nutrizionale loro e della famiglia partecipare allo sviluppo, migliorare il reddito e avere una voce più forte nelle decisioni delle comunità. Un esempio concreto. In alcune zone dell'India abbiamo favorito l'organizzazione di piccoli gruppi di donne in microimprese che poi sono state finanziate con microcredito. Questo ha avuto un grande successo”. I progetti finanziari sono atti concreti che riguardano istituzioni e persone e ognuno ha un suo percorso. “Abbiamo un processo di dialogo con il governo e anche con altri partners, società civile, aziende private, facciamo delle consultazioni per preparare una strategia per quel paese per 5-7 anni, per identificare le aree di priorità e anche definire in quali zone geografiche intervenire. Il metodo è la concertazione, trovare una strada per ogni progetto. Poi la richiesta ufficiale è del governo perchè alla fine è il governo che prende il prestito da noi. Prestiti con tassi molto molto agevolati”. 

Un enorme impegno anche economico. “L'IFAD è un fondo e vive con le donazioni dei paesi che sono membri dell'IFAD, oggi poco più di 180. Ogni 3 anni si radunano qui e stabiliscono i fondi,. Il totale di fondi che abbiamo ricevuto nel 2014 era intorno a 1400 mln di $. L'Italia ha contribuito con 90 mln. Ci sono anche altre fonti tra cui gli interessi sui prestiti, i capitali ancora non iinvestiti e prestiti che richiediamo ad alcune banche centrali. Siamo ricorsi ai prestiti perchè abbiamo aumentato gli investimenti e le risorse erano insufficienti” chiarisce “L'Italia è tra i paesi più generosi, con Stati Uniti e Paesi Bassi, non ha fatto mai mancare il suo appoggio che oltre le donazioni consiste anche nel mettere a disposizione la sede in cui siamo ospitati.  L'Italia ha un grande ruolo. Vedo in questi ultimi tempi  che l'Italia mette un notevole impegno politico a livello sia nazionale che internazionale nell'ambito dell'agricoltura e della sicurezza alimentare. Non tutti i paesi sviluppati hanno questo focus invece per l'Italia è un tema molto importante. L'apporto dell'Italia in questi ultimi 10 anni è sempre stato costante, uguale o in crescita, non si sono mai tirati indietro. Mai”.

A proposito dei migranti sentiamo dire sempre più spesso aiutiamoli a casa loro, una locuzione che non ha solo un'intonazione negativa “Io penso che nella maggior parte dei casi le persone vogliono stare nel loro paese. Se hanno la possibilità di stare lì lo faranno questo non c'è dubbio, lo sappiamo. Noi possiamo essere uno strumento per aiutare le persone ad avere una qualità di vita migliore nei loro paesi però è una sfida molto grande. Gilbert Houngbo, il nuovo presidente dell'IFAD, vuole puntare sui giovani, metterli al centro dell'attenzione, dare loro la priorità creando una nuova visione che aiuterebbe ad affrontare tanti problemi compreso quello delle migrazioni” conclude. Il colloquio è finito, salutiamo il dr. Muthoo e il suo efficente staff, il tempo è volato via veloce.

 


 

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agricoltura sostenibileagricoltura
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