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Cronache
Amanda Knox in Italia per parlare di "processo mediatico"

A quattro anni dalla sentenza definitiva di assoluzione per l’omicidio di Perugia, Amanda Knox tornerà in Italia per parlare del “processo penale mediatico”, ovvero, degli errori giudiziari legati all’impatto dei mass media e dei social network sulla vicenda processuale degli imputati. L’occasione per il ritorno nel Belpaese della 31enne americana, prima condannata poi assolta (con la formula “per non aver commesso il fatto”) per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher (1 novembre 2007) è il Festival della giustizia penale organizzato dalla Camera penale di Modena insieme all’Italy Innocence Project, ‘costola’ italiana di una delle più importanti organizzazioni internazionali attive per liberare gli innocenti in carcere.

Nella tre giorni della rassegna, da domani fino a sabato prossimi, si confronteranno nella città emiliana giuristi, avvocati e cittadini su un fenomeno che, rilevano gli organizzatori, si sta spandendo a macchia d’olio anche in Italia: il cosiddetto “populismo giudiziario”. Amanda Knox arriverà domani a Milano insieme alla madre e al fidanzato e poi andrà a Modena. Sabato sarà la ‘relatrice’ di punta (almeno mediaticamente) di un convegno sul processo penale mediatico dove dialogherà, tra gli altri, con il presidente del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin e con il presidente dell’ordine degli avvocati di Milano, Vinicio Nardo.

Nei mesi scorsi Amanda Knox è stata contatta dall’Italy Innocence Project ed ha accettato di partecipare all'evento. “Rappresenta uno dei tanti casi – ha spiegato all’Agi, l’avvocato Roberto Ricco tra gli organizzatori del Festival – in cui una persona viene condannata ancora prima del processo e poi viene assolta dai giudici”. Populismo giudiziario, secondo l’esperto, e il ruolo giocato dai social vanno a braccetto. “Basti pensare - ha sottolineato - alle recenti reazioni sui social alla notizia del ritorno in Italia di Amanda Knox. Nonostante sia stata assolta in modo definitivo in molti la additano ancora come una ‘colpevole’ che meriterebbe l’esilio mediatico”. 

Amanda Knox è stata protagonista di una delle vicende giudiziarie più controverse degli ultimi anni. Fu arrestata insieme all’allora fidanzato Raffaele Sollecito: entrambi sospettati di aver ucciso la studentessa Erasmus Meredith Kercher trovata morta il primo novembre 2007 con una coltellata alla gola nell’appartamento dove viveva a Perugia. I due, nel 2009, furono condannati in primo grado dalla Corte di assise di Perugia e poi assolti , nel 2011, dalla Corte di appello che giudicò non attendibili gli accertamenti tecnici svolti nel corso delle indagini. Due anni dopo la Cassazione annullò la decisione rinviando alla Corte di appello di Firenze: arrivò un’altra sentenza di condanna (28 anni per l’americana e 25 anni per Sollecito).

Infine il colpo di scena con la Corte di Cassazione che nel 2015 annullò, questa volta senza rinvio, assolvendo i due per non aver commesso il fatto, rilevando la presenza di numerosi errori nelle indagini. Per l’omicidio di Meredith è stato condannato in via definitiva con il rito abbreviato il cittadino ivoriano Rudy Guede oggi in una comunità di recupero dopo nove anni di detenzione. Il caso è tornato alla ribalta lo scorso gennaio quando la Corte europea dei diritti umani ha condannato l’Italia per violazione del diritto alla difesa di Amanda Knox nell’indagine sull’omicidio di Perugia. Una sentenza poi impugnata dal governo italiano davanti alla Grande Chambre.

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