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Cronache
Banca d’Italia contro Coopca. Processo per vertici coop con 92 milioni di buco
 

Tutti hanno dimenticato le cooperative ma ai soci che hanno perso 27 milioni di prestito sociale la memoria è rimasta stabile, come sembra sia accaduto anche a qualche giudice. E’ la vicenda della coop di consumo Coopca (supermarket) con 109 anni di storia alle spalle bruciati in un secondo da un buco di 92 milioni di euro nella Carnia. E’ gente dura e silenziosa quella della Carnia (Friuli Venezia Giulia) che non ama mettersi in mostra con smancerie e piagnistei. Eppure una rabbia sotterranea continua a circolare fra loro, per essersi sentiti traditi ed aver perso i pochi risparmi messi in piedi in una vita. Coloro che hanno visto sparire il proprio denaro sono per lo più anziani di queste terre che credendo in buona fede nella cooperazione hanno perso liquidazioni e risparmi. Insomma povera gente. 

 

I vertici della cooperativa sono stati rinviati a giudizio per bancarotta fraudolenta, distrazione semplice, esercizio abusivo dell'attività bancaria e truffa. Il processo è vicino e inizierà per 16 di loro l’11 marzo prossimo. A 95 persone invece è stata riconosciuta la possibilità di costituirsi parte civile contro la coop. Molti sono assistiti dall’avvocato Gianberto Zilli di Udine, uno dei motori dei comitati di promozione della battaglia: “Sembrava impossibile che si potesse andare avanti con l'imputazione per truffa a carico degli ex amministratori e invece… E’ sicuramente significativa la costituzione di parte civile di Banca d'Italia che avvalla un'altra ipotesi di reato avanzata in sede di indagini: l' esercizio abusivo dell'attività bancaria”.

Il riferimento dell’avvocato è a Banca d’Italia che come un socio normale si è costituita parte civile perché la coop friulana, per come ha esercitato la raccolta del prestito dai soci (i famosi libretti coop), si sarebbe comportata come una banca, attività che non potrebbe svolgere. 

 

Dalla vendita del patrimonio della cooperativa (il cui marchio è per forza di cose perso) si sono recuperati 34 milioni di euro che però sono finiti a coprire i creditori privilegiati e i prestatori chirografari, facendo rimanere a secco i soci, con i loro 27 milioni prestati, ma anche buona parte dei fornitori.

Durante gli incontri dei soci si è anche affrontato il tema del fondo da 3,5 milioni messo a disposizione dalla Regione Friuli Venezia Giulia nell’ultima legge di bilancio e la distribuzione di tale somma in base a criteri desunti dalla presentazione del modello Isee dei soci. Una forte contrarietà è montata tra i presenti anche perché i 3,5 milioni, oltre essere insufficienti per coprire le perdite di Coopca, dovrebbero servire anche per coprire le perdite milionarie dell’altra coop di consumo friulana fallita, Coop Operaie, che ha un altro buco milionario. 

I soci, anche ringraziando l’Ente per la disponibilità, hanno fatto notare poi che il modello Isee verrebbe applicato calcolando il denaro che i soci hanno versato nella cooperativa. Risulterebbero così abbienti quando invece sono sul lastrico, avendolo perso in toto. 

 

L’aspetto più positivo di tutta la vicenda è la presenza tra le parti civili di Banca d’Italia. Una soddisfazione per i tanti soci che, calata l’attenzione mediatica sul caso, sono costretti nell’indifferenza generale alle difficoltà economiche.

 

Tutto ora resta circoscritto alle aule di tribunale. 

 

L’estate scorsa sul fronte civile invece la lamentata omissione, l’inadeguatezza, l’insufficienza o l’intempestività delle attività di vigilanza e di revisione degli organismi di controllo non è stata ritenuta sufficiente a integrare i presupposti per la citazione in giudizio di tali enti. Per questo motivo non sono stati citati come responsabili di quanto accaduto la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia (grazie all'autonomia locale la Regione, a differenza degli altri enti locali, sovrintende un autonomo organismo di controllo sulle cooperative), Legacoop del Friuli Venezia Giulia, Confcooperative FVG, L’Associazione regionale Agc e Uecoop FVG.

Dal 2016 Coop Alleanza 3.0, in forma di liberalità e di donazione ha contribuito dando ai prestatori 13,5 milioni di euro ma con un intervento totalmente slegato dal concordato.

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