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Cronache
Antimafia, l'ex numero 2 Cisterna: "La morsa di pm e 007 mi ha fatto fuori"
Aula di tribunale

L'ex numero due dell'Antimafia Cisterna: "Fatto fuori dalla morsa"

"Io la forza del Sistema l'ho provata a mie spese". A parlare è Alberto Cisterna, attuale presidente della tredicesima sezione del Tribunale Civile di Roma ed ex numero due della Procura nazionale antimafia. Lo fa in un'intevista che La Verità mette oggi in prima pagina. "Se ti trovi in mezzo a un qualcosa che riguarda la presidenza della Repubblica, le carriere dei magistrati e i rapporti di questi con i servizi segreti, non se ne può uscire, è un groviglio inestricabile", dice Cisterna.

Il magistrato sostiene di essere finito "stritolato" dopo aver presentato domanda per un posto da capo ufficio della Procura di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. "Al momento decisivo bisognava guadagnarsi i voti delle correnti. A quel punto occorre scendere a patti e andare a chiedere con il cappello in mano", racconta a La Verità. E dice: "Quando mi sono lamentato per l'esclusione mi sono sentito rispondere 'ma non ci hai detto che ci tenevi'". 

Riecheggiano i precedenti racconti di Palamara, racconta Cisterna che "mi venne detto che i curricula non contavano, che non venivano aperti e che bisognava regolarsi nel mercato delle nomine". Cisterna racconta poi che mentre stava dando la caccia a uno dei più importanti calabresi, Pasquale Condello, mette in contatto una fonte e un ex colonnello dei carabinieri passato ai servizi segreti. 

Ma poi, si legge su La Verità, "l'uomo finisce in un'inchiesta di Reggio Calabria con l'accusa di esere coinvolto in alcuni attentati contro magistrati locali". La vicenda si ripercuote sullo stesso Cisterna che lo aveva messo in contatto con lo 007 visto che la fonte non si fidava di parlare con altri. Viene annullato due volte il suo trasferimento, mentre viene accusato di corruzione da un collaboratore di giustizia "in un procedimento poi rapidamente archiviato".

Cisterna sostiene durante un'audizione Antimafia, come racconta sempre la Verità, che questa vicenda sarebbe stata oggetto di una nota indirizzata a Loris D'Ambrosio, allora consigliere giuridico di Giorgio Napolitano, e redatta da Giuseppe Pignatone, allora procuratore della Repubblica di Reggio Calabria. Una volta chiamato per essere sentito dallo stesso magistrato, ritrova la storia sui giornali. 

Cisterna sostiene di essersi sentito un bersaglio: "Dal circuito media-servizi-giudici non si può uscire", si legge su La Verità.

 

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