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Cronache
Antonella Manzione al Consiglio di Stato

Antonella Manzione, ex capo dei vigili urbani di Firenze, ora responsabile del dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi, è stata designata dal premier Matteo Renzi al Consiglio di Stato.

Perché questa scelta? Pare che a Palazzo Chigi considerino necessario un ricambio, dopo solo un anno e mezzo. Certo è che il nome di Antonella Manzione è nella nuova infornata di sette consiglieri di Stato di nomina governativa a cui il Consiglio di presidenza, ovvero il Csm dei magistrati amministrativi che su quelle nomine ha potere condizionante, ha dato il benestare lo scorso 16 settembre. Il Consiglio di Stato è una magistratura particolare, perché giudica gli atti del governo ma al tempo stesso lo affianca nelle decisioni, e ha due componenti: quella del giudici entrati per concorso e quella dei nominati dall’esecutivo. Fra questi ultimi c’è di tutto. Alti burocrati parlamentari a fine carriera, maxifunzionari con qualche credito (o risarcimento) da riscuotere e anche ex politici.

Nell’infornata in oggetto, insieme al segretario generale di Palazzo Chigi Paolo Aquilanti e al comandante della Finanza Saverio Capolupo, c’è per esempio l’ex parlamentare democratico Lanfranco Tenaglia, proveniente dalla magistratura. E ci sarebbe stata anche la senatrice Pd Doris Lo Moro, già sindaco di Lamezia Terme e consigliere regionale della Calabria, magistrato in tempi lontani, se non fosse stato considerato inopportuno un suo trasferimento diretto da Palazzo Madama a Palazzo Spada.

Sono cadute nel vuote le considerazioni opposte alla nomina di Antonella Manzione, prima fra tutte l’età. Il limite minimo per accedere senza concorso al consiglio di Stato è fissato in 55 anni. Lei, sorella minore del sottosegretario all’Interno Domenico Manzione, ne ha invece 53. Dettaglio che rafforza le tesi secondo cui un avvicendamento al vertice del dipartimento giuridico di Palazzo Chigi è scontato, considerando che con le nuove norme i consiglieri di prima nomina non potrebbero ricoprire incarichi governativi per almeno quattro anni. Vero è che non c’è ancora il regolamento attuativo, ma la regola esiste. Quale forma abbia assunto la forzatura anagrafica non è dato sapere. La nomina di Antonella Manzione però passata, sia pure fra molti mal di pancia come testimonia l’esito finale della votazione: nove a sei.

E qui le dietrologie si sprecano, scrive il Corriere della Sera. C’è perfino chi mette in relazione questo episodio con le pressioni crescenti che arrivano dalla magistratura amministrativa. Pressioni che dopo l’abbassamento drastico del limite, dai 75 anni fissati da Berlusconi ai 70 decisi da Renzi, puntano a ottenere un nuovo innalzamento dell’asticella. In molti ora guardano fiduciosi al limite del 72 anni. Sicuri di non trovare nel governo cuori insensibili.

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