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Cronache
Appello Riace, chiesti 10 anni e 5 mesi per Lucano. Pisapia: "Nessun reato"
Giuliano Pisapia, eurodeputato Pd e avvocato di Mimmo Lucano (Imagoeconomica)

Appello Riace: chiesti 10 anni e 5 mesi per Mimmo Lucano

Dieci anni e 5 mesi di reclusione. Li ha chiesti oggi, a conclusione della sua requisitoria nel processo d'appello in corso a Reggio Calabria, il sostituto procurature generale Antonio Giuttari, per l'ex sindaco di Riace Domenico "Mimmo" Lucano, accusato di associazione per delinquere, truffa, peculato e abuso d'ufficio in relazione alla gestione dei progetti per l'accoglienza dei migranti nel piccolo centro del reggino considerato un modello di integrazione. Lucano, in primo grado, era stato condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e 2 mesi di reclusione. Lucano, al momento della richiesta, non era in aula, dov'è rappresentato dai suoi legali Giuliano Pisapia e Andrea Daqua. 

Appello Riace: le altre condanne richieste dall'accusa

Insieme con Lucano, in primo grado, erano state 17 persone che collaboravano con lui. Tra le pene più alte, l'accusa ha chiesto 8 anni e 10 mesi per fernando Antonio Capone, condannato in primo grado a 9 anni e 10 mesi; per Pietro Curiale il pg ha chiesto 4 anni e 8 mesi di carcere a fronte dei 9 anni e 10 mesi inflittigli in primo grado. Per Cosimina Ierinò, il pg ha chiesto 8 anni ed un mese a fronte degli 8 anni e 10 mesi inflitti in primo grado; per Anna Maria Maiolo sono stati chiesti 4 anni e 8 mesi a fronte dei sei anni comminati in primo grado. Quattro anni e sei mesi sono stati richiesti per Salvatore Romeo, condannato in primo grado a sei anni di carcere e per Maria Taverniti 4 anni e 4 mesi a fronte di una condanna a 6 anni e  8 mesi in primo grado. Per Jerry Tornese il pg ha chiesto 5 anni, a fronte della condanna a sei anni riportata in primo grado, mentre per la compagna di Lucano Lemlen Tesfahum l'accusa ha chiesto 4 anni e 8 mesi di reclusione a fronte dei 4 anni e 10 mesi inflitti dal Tribunale di Locri. Richiesta di conferma della pena a 4 anni per Gianfranco Misuraca. 

Appello Riace, Giuliano Pisapia: "I reati contestati a Mimmo Lucano sono insussistenti"

"I reati contestati a Lucano sono  insussistenti”. Lo ha affermato, incontrando i giornalisti, il difensore di Domenico "Mimmo" Lucano, Giuliano Pisapia, a conclusione del dibattimento odierno in Corte d’Appello. La prossima udienza si terrà il 30 novembre. “Il prossimo 30 novembre – ha proseguito l'ex Sindaco di Milano - spiegheremo i motivi del nostro appello e speriamo in un esito positivo del processo”. Il penalista, eurodeputato del Pd, ha parlato di “requisitoria pacata dei pubblici ministeri, ma non condividiamo sia le richieste di condanna, sia le motivazioni”.

Riace, la vicenda processuale di Mimmo Lucano

Mimmo Lucano, sindaco di Riace, nella Locride, era stato arrestato il 2 ottobre 2018 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e il 30 settembre del 2021, era stato condannato dal Tribunale di Locri a 13 anni e due mesi di reclusione per associazione a delinquere, truffa, peculato e abuso di ufficio, insieme ad altre 17 persone.

Commentando la sentenza di primo grado, Domenico "Mimmo" Lucano affermò di essere stato condannato “per aver affidato in modo diretto a due cooperative la gestione dei rifiuti, che per noi  - disse - era l’unico modo per sottrarci dal dominio di un’unica ditta partecipante che trattava anche rifiuti pericolosi, una risorsa per dare lavoro a immigrati e disoccupati”.

Numerosi furono gli accertamenti degli inquirenti sul suo stato patrimoniale, senza rilevare alcun arricchimento illecito. “Il nostro è stato semplicemente l’esempio di una comunità che ha dimostrato umanità – disse Lucano – e voglio che il mondo sappia per rispetto della verità e della democrazia, che non mi sono mai avvalso della facoltà di non rispondere perché quanto mi è successo ha una dimensione collettiva e pubblica».  

 

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