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Cronache
Armi in Colombia, D'Alema: "Io trasparente. Ho peccato di mancanza di cautela"

Armi alla Colombia, D'Alema: "Io trasparente, ma ho fatto un errore"

"Non ho fatto nulla di illecito o poco trasparente. Sono anzi tra quelli che hanno più interesse a fare chiarezza su tutti i punti oscuri di questa storia, come la registrazione illegale". Lo dice Massimo D'Alema al Corriere riferendosi alla conversazione con Edgar Fierro, ex paramilitare condannato a 40 anni e poi graziato, nell'ambito della vicenda delle armi alla Colombia. "Non ho controllato il curriculum del mio interlocutore. Mi hanno detto che era un senatore. Non c'è dubbio che in questa vicenda ho peccato di mancanza di cautela. Le imprese italiane, invece, hanno agito in modo assolutamente corretto e prudente".

Com' è finito dentro questa storia? "Si è presentato da me un imprenditore salentino che conoscevo da anni, Giancarlo Mazzotta. Mi dice che conosce due consiglieri del ministero degli Esteri di Bogotà che potevano dare una mano a promuovere attività italiane in Colombia". Forniture militari? "Anche. Faccio questo lavoro, consulenza e assistenza a imprese italiane per investimenti all'estero, che a volte prevede l'avere rapporti con i governi".

Lei parla al telefono di 80 milioni di provvigione. A chi sarebbero andati? "Io ho fatto una stima sommaria di quello che poteva valere - in termini di consulenza, promozione commerciale e assistenza legale - una massa di investimenti come quella di cui si parlava. Parliamo di un lavoro che può durare otto anni, non il tempo di una firma". Che cosa ci avrebbe guadagnato da questa storia? «La mia società avrebbe avuto dei vantaggi nel campo dell'energia, delle infrastrutture, in rapporto alle aziende private con cui collaboro. Con le aziende pubbliche, come ho detto, non ho contratti". Con quali aziende private? "Se permette, le lascerei fuori". 

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