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Cronache
Avellino, detenuto 40enne si suicida in carcere

SAPPE: “PERSISTONO I DRAMMI UMANI TRA LE SBARRE: CHI PENSA CHE QUELLA PENITENZIARIA E’ UNA EMERGENZA SUPERATA?”

Nuovo suicidio di un detenuto in un carcere italiano, a poche ore dalla notizia di una analoga morte nel carcere di Ferrara. “Nella mattinata di oggi, presso la Casa Circondariale di Avellino, un detenuto di 40 anni ristretto per il reato di detenzione e spaccio di sostanza stupefacenti si è impiccato nella propria cella. Lo stesso è stato prontamente soccorso dagli agenti penitenziari in servizio prestando il primo soccorso, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare”. Ne da notizia Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

Interviene, da Roma, anche il segretario generale del Sappe, Donato Capece: “Il suicidio di due detenuti in due giorni è semplicemente allarmante. Un detenuto che si toglie la vita in carcere è una sconfitta dello Stato e dell’intera comunità. Il suicidio costituisce solo un aspetto di quella più ampia e complessa crisi di identità che il carcere determina, alterando i rapporti e le relazioni, disgregando le prospettive esistenziali, affievolendo progetti e speranze. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere. Questo nuovo drammatico suicidio di un altro detenuto ad Avellino evidenzia come i problemi sociali e umani permangono, eccome!, nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza. Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri.

Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati. E’ proprio in questo contesto che viene affrontato il problema della prevenzione del suicidio nel nostro Paese. Ma ciò non impedisce, purtroppo, che vi siano ristretti che scelgano liberamente di togliersi la vita durante la detenzione”. “Negli ultimi negli ultimi 20 anni le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno sventato, nelle carceri del Paese, più di 21mila tentati suicidi ed impedito che quasi 168mila atti di autolesionismo potessero avere nefaste conseguenze”, conclude il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo. “Il dato oggettivo è che la situazione nelle carceri resta allarmante. Altro che emergenza superata!”

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