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Cronache
Beffa Calciopoli, la “Cupola” c’era ma il Bologna non può essere risarcito

La palla è tonda e pure Calciopoli (lo scandalo del 2006): c’è stata frode, manipolazione di alcuni eventi delle gare, ci sono stati dieci anni di processi ma i risultati sportivi del Bologna Calcio non sarebbero stati influenzati da questi. 

Sono le motivazioni della sentenza della Corte d’appello di Napoli che il 21 dicembre scorso, con deposito in cancelleria il 24 gennaio 2019, ha deciso che nonostante la frode di Calciopoli, il risultati del Bologna calcio e la retrocessione, non sarebbero cambiati.

Non sarebbe quindi stata la cosiddetta “Cupola di Calciopoli”, Luciano Moggi e company, a determinare gli esiti del campionato di Serie A 2004/2005 della compagine felsinea. O almeno, il nesso causale tra i due fatti non sarebbe dimostrabile. Tutto qui.

 

La causa processuale era stata intentata dall’ex presidente del Bologna calcio del tempo, Giuseppe Gazzoni Frascara, che ritiene con la sua società, Victoria 2000 srl unica socia del Bologna nel momento del fatto, di aver subito un danno economico di ben 49 milioni di euro.

Ma, come detto, il patron felsino non è riuscito a dimostrare in tribunale che le responsabilità esterne e i disegni della cosiddetta “Cupola di Calciopoli” sarebbero costati la retrocessione al Bologna.

 

Gazzoni Frascara aveva citato in giudizio la Juventus Football Club s.p.a., l'allora direttore generale bianconero Luciano Moggi e in modo diverso gli ex-arbitri Pairetto e De Santis e la Fiorentina, coinvolta nel rush finale per la salvezza. La Fiorentina prevalse su Bologna e Parma grazie alla classifica avulsa. Il Parma risultò poi vincitore dello spareggio per restare in serie A proprio con il Bologna. 

Ma la sentenza nega il risarcimento. Per i giudici, in sostanza, molto probabilmente le partite delle squadre concorrenti nella lotta per la salvezza si sarebbero concluse con gli stessi risultati. 

Neanche i cartellini rossi pilotati verso alcuni calciatori del Bologna, espulsi in precedenza e che non poterono giocare contro la Juventus, con l’inevitabile condizionamento della gara, dimostrano che il risultato sia stato determinato dall'alto.

Per i giudici non è provato che “il Bologna, schierando i tre calciatori squalificati, avrebbe pareggiato o vinto”. Anche la sconfitta rimediata dagli emiliani contro la Juventus, uno 0-1 firmato da Pavel Nedved su una punizione sospetta e dopo due possibili rigori non concessi ai rossoblù, sarebbe stata figlia della giornata negativa dell'arbitro Tiziano Pieri, che fu per questo ripreso dai designatori arbitrali. "Manca la prova che, in assenza delle frodi sportive, i risultati delle singole partite sarebbero stati diversi certamente", hanno spiegato le toghe.

 

Se per il Bologna quel campionato era stato falsato per i giudici gli esiti furono determinati da errori umani, così come il crollo della società che gestiva il Bologna già in crisi evidenziata di 38 milioni di euro iscritti nei bilanci di esercizio 2002 e 2003 (20,5 milioni nel 2002 e 17,6 nel 2003)

 

Ma l’avvocato di Gazzoni Frascara, Giovanni Sacchi Morsiani, ha annunciato che ricorrerà in Cassazione anche perché tra le incongruenze che il legale ha trovato nell’atto del Tribunale di Napoli vi sarebbe l’accreditamento di una sentenza per la bancarotta di Victoria 2000 srl annullata poi una settimana dopo dalla Cassazione. 

Stessa richiesta di risarcimento danni è stata intentata anche dal Brescia calcio s.p.a ma con il medesimo esito del Bologna.

 

L’ex presidente del Bologna Gazzoni Frascara ha perso tutto ed è diventato povero. Ora ha 84 anni e forse dovrà arrivare a 100 anni per vedere la “sua giustizia” definitiva, per sanare la serie di torti subiti. Non un gioco da ragazzi anche se sui 100 anni ci sono speranze e possibilità.

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