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Cronache
Bologna, no all'archiviazione di Merola. Caso bambino morto in case popolari
 

Una vita può finire in un minuto, a 9 anni, solo perché vuoi aiutare chi è più indifeso di te e che di anni ne ha 3

E' la storia di Alessandro Do Rosario. 

Il nipotino di 3 anni era rimasto chiuso nel terrazzino di casa, un'abitazione dell'istituto case popolare di Bologna (Acer), in cui era in affitto con tutta la famiglia. Per cercare di liberarlo Alessandro fa pressione sulla porta finestra incastrata e che li divide, ma il vetro si rompe e gli recide l'arteria della gamba destra. Il bambino, tra il sangue, prova a trascinarsi verso l'ingresso, forse per chiedere aiuto, ma l'emorragia è così veloce che muore in una pozza di sangue. 

Dalla perizia risulta che anche se nel momento dell'incidente fosse stato presente sul posto un paramedico questi sarebbe dovuto intervenire con successo in 60 secondi, perché subito dopo la vita di Alessandro era persa, chiusa.

 

Sul caso è in atto da tempo uno scontro durissimo tra la Procura inquirente e giudici bolognese, anche perché nell'eventualità di successo dei genitori della vittima (che hanno presentato la denuncia) non si sa quali ricadute il caso potrebbe avere sugli abitanti nella case popolari del Comune di Bologna e sulle loro possibili richieste di interventi urgenti. I Do Rosario avevano chiesto in precedenza ad Acer di riparare la porta finestra. 

 

L'ultimo atto di poche ore fa. Il Gip Gianluca Petragnani Gelosi ha rigettato la richiesta di archiviazione degli indagati presentatagli dal pm Antonello Gustapane. Gli indagati, 7 persone, lo sono a vario titolo: per cooperazione in omicidio colposo e alcuni anche per falso. I più noti sono il sindaco di Bologna, Virginio Merola, l'ex presidente di Acer Claudio Felicani e l’ex presidente di Acer Promos Chiara Caselgrandi, più i due consulenti che il Pm stesso aveva utilizzato per valutare gli accadimenti e altre due persone.

 

Per i sette, il Pm aveva chiesto l'archiviazione 48 ore dopo aver iscritto il loro nome nel registro degli indagati, non ravvisando comportamenti penalmente rilevanti. L'iscrizione è avvenuta dopo che l'avvocato della parte lesa, Giovanni Sacchi Morsiani, ha presentato una segnalazione alla Procura generale di Bologna, poiché sul caso non accedeva nulla.

 

Il Gip Petragnani Gelosi non ha accettato la richiesta di archiviazione del Pm chiedendo un supplemento di verifiche tecniche sulla porta finestra, causa della morte del bambino. 

 

Il Gip ha indicato alla Procura inquirente la via dell'incidente probatorio per gli ulteriori accertamenti che dovranno essere svolti. La Procura ora ha sei mesi di tempo per richiederli. Il quel contesto il giudice nominerà un suo perito e sentirà i consulenti di tutte le parti in causa per capire di chi è la resposabilità di quanto accaduto.

 

In parole povere, tutta la partita si gioca sulla maniglia della porta finestra e sul vetro. Se l'abitazione fosse a norma e se la maniglia che Alessandro cercava di aprire fosse “vestusta” o meno e di conseguenza se quel pezzo fosse così inservibile da dover essere riparato dal Comune o lo fosse solo parzialmente e quindi da dover essere riparato dai suoi genitori. Le manutenzioni ordinarie sono a carico a chi sta in affitto mentre quelle straordinarie a carico del Comune proprietario.

 

La differente intepretazione, tra giudici e Procura, non è la prima. Un'altro giudice, il Gip Grazia Nart nel febbraio del 2018, aveva chiesto il rinvio a giudizio per omicidio colposo del responsabile della manutenzione di Acer Vinicio Mario Bertoli, cosa che la Procura ha fatto, invitando anche il pm all' “individuazione degli altri soggetti eventualmente responsabili per Acer s.p.a., per Acer Promos s.p.a. ed eventualmente per il Comune di Bologna”. 

 

La Procura di Bologna ha però ritenuto che il Gip avesse sovrastato i poteri della parte inquirente ed ha portato il caso in Cassazione che dopo qualche mese ha valutato vi fosse un abnormità parziale nella decisione del Gip. Nel frattempo, però, l’8 maggio scorso il Pm ha iscritto Merola, i vertici Acer, i tecnici e i suoi stessi periti nel registro degli indagati, salvo, due giorni dopo, chiederne l’archiviazione.

 

La Nart scriveva anche che “non può che concludersi che il vetro della porta-finestra frantumatosi in data 5/8/16 non risultava essere a norma, non essendo stratificato né temprato, in violazione degli obblighi imposti dalla normativa vigente”.

 

Tra eventuali responsabilità dei tecnici e difficoltà a capire quali ricadute economiche potrebbe avere il caso per il Comune di Bologna, la vicenda resta tutt'ora aperta. Solo la vita del bambino si è chiusa, in un minuto.

 

 

 

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