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Cronache
Al via la stagione della caccia, ma l'Italia rischia la condanna in Ue

Neanche la procedura Pilot 2023/10542 aperta da Bruxelles contro l’Italia, che potrebbe sfociare in una procedura d’infrazione con conseguente condanna della Corte di Giustizia Europea, ha fermato le Regioni. "L’elenco delle contestazioni che l’Europa muove al nostro Paese -– prosegue Enpa – riguarda, tra l’altro, il mancato rispetto del divieto di utilizzare munizioni al piombo nelle zone umide e gli spari agli uccelli in migrazione e a ben 21 specie in cattivo stato di conservazione, in particolar modo la Tortora selvatica, il Combattente, e molti altri".

Sotto la lente di Bruxelles siamo finiti anche per la questione del bracconaggio, rispetto al quale siamo maglia nera in Europa, nonostante le reiterate raccomandazioni dell’Unione Europea. Come noto, gli strumenti previsti dal nostro ordinamento per la prevenzione di un fenomeno criminoso punito dall’articolo 727 bis del codice penale, sono molto blandi. "Al di là dei controlli sul territorio, che dovrebbero essere intensificati ancora di più malgrado il grande impegno delle forze dell’ordine, le pene previste per i bracconieri sono assolutamente irrisorie. In questi mesi, anche a fronte di una recrudescenza dei reati di bracconaggio, abbiamo più volte chiesto un inasprimento delle pene, ma – prosegue Enpa – l’unica preoccupazione di Governo e maggioranza sembra quella di armare i fucili, anche contro specie particolarmente protette quali il lupo e l’orso".

Insomma, pur di accontentare un pugno di cacciatori – neanche 500mila – la politica non si fa scrupolo di condannare i restanti 59,5 milioni di italiani, che cacciatori non sono, non solo ad avere paura per la propria incolumità, a non dover passeggiare in natura, a vedere il patrimonio pubblico costituito dalla fauna selvatica “ucciso” per mero divertimento, ma a pagare con le loro tasse le multe salate di Bruxelles”.

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