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Cronache
Cambiamento climatico: l'accelerazione delle aziende su CO2 e piani al 2030

L'89% delle aziende mondiali più importanti e più impattanti a livello climatico ha definito degli obiettivi nelle emissioni di CO2 e piani di lungo periodo da qui al 2030 e oltre

·         Il 14% del campione ha scelto di adottare un approccio scientifico ai propri obiettivi sul clima, il 5% in più rispetto allo scorso anno. Il 30% ha in programma di farlo nei prossimi 2 anni

·         Le aziende stanno riducendo il divario nelle emissioni, il 31% va nella direzione di un mondo dove l’aumento delle temperature è sotto i 2 gradi, con una crescita del 25% rispetto al 2016

·         Il CDP A List elenca 160 grandi aziende riconosciute nel 2017 come pionieri nella lotta al cambiamento climatico e alla conservazione di acqua e foreste. Alla guida ci sono Unilever e L'Oréal

24 ottobre 2017 – CDP pubblica oggi il più importante indice mondiale che monitora le strategie volte a combattere il cambiamento climatico da parte delle grandi aziende a forte impatto ambientale. Dal nome Picking up the pace, è la seconda edizione del report annuale che rileva come sempre più aziende stanno implementando obiettivi a basse emissioni nei piani industriali di medio-lungo periodo e si stanno sempre più allineando alle indicazioni fornite dagli studi scientifici per prevenire pericolosi cambiamenti climatici.

Il 14% delle 1073 aziende rispondenti ha provveduto alla propria crescita futura fissando degli obiettivi scientifici sulla base di target condivisi da parte del Science Based Targets initiative[1], programmi in linea con il livello di decarbonizzazione richiesta per tenere sotto i 2 gradi l’aumento delle temperature globali, principale target stabilito dagli accordi di Parigi e firmato da 200 nazioni.

Ulteriori 317 aziende (30% del campione) ambiscono a questi obiettivi nell’arco dei prossimi 2 anni.

Gli attuali target - che coinvolgono almeno un terzo (31%) del panel – mirano a mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi, un notevole miglioramento rispetto allo scorso anno (+25%) che riflette un cambio di atteggiamento, verso una direzione più metodica e scientifica.

Gli aspetti chiave dell’analisi sono:

·         Sempre più società stanno monitorando il proprio futuro a basse emissioni: l’89% ha fissato dei target per quest’anno (nel 2016 era l’85%); il 68% li ha fissati per il 2020 (55% nel 2016) e il 20% ha piani di più lungo periodo e guarda al 2030 e oltre (14% nel 2016), scelte cruciali per evitare degli stop agli investimenti in infrastrutture ed asset dal forte impatto ambientale.

·         Riduzione del divario nelle emissioni per andare incontro agli obiettivi globali: il 31% delle aziende va nella direzione di un riscaldamento globale sotto i 2 gradi, il 6% in più rispetto al 25% dello scorso anno.

·         Aumento dei target, in linea con i più recenti studi scientifici: il 14% delle aziende ha aderito alle iniziative di Science Based Targets (le aziende sono passate da 94 a 151 lo scorso anno, compagnie del calibro di AkzoNobel, EDP e Unilever). Un ulteriore 30% - 317 aziende – ha annunciato di voler introdurre obiettivi su base scientifica nei prossimi 2 anni.

·         La transizione verso la riduzione delle emissioni sta portando innovazione

o   Oltre un terzo (36%) delle aziende ha introdotto nella propria offerta prodotti a basse emissioni come veicoli elettrici ed edifici green (il 30% nel 2016)

o   I tre quarti (75%) delle aziende afferma che i propri prodotti e servizi consente ad altri di ridurre le emissioni (il 64% nel 2016)

o   Il 32% delle aziende sta utilizzando un carbon pricing interno e un ulteriore 18% prevede di implementarlo entro due anni

o   Il numero delle aziende alimentate da energie rinnovabili è cresciuto del 23% nel corso del 2016, e compagnie come BT e Unilever si sono impegnate a ricorrere al 100% delle energie rinnovabili entro il 2030 nell’ambito dell’iniziativa RE100

o   Il numero di aziende con un obiettivo di produzione di energia rinnovabile è aumentato del 36% nell'anno passato (da 55 a 75 aziende)

·         Il clima è arrivato all’attenzione dei CdA: il 98% delle aziende ha manager con responsabilità sul clima e il 90% ha incentivi finanziari per raggiungere obiettivi climatici.

Paul Simpson, CEO di CDP commenta: “Due anni fa, gli accordi di Parigi hanno dato una forte spinta all’economia a basse emissioni. Quest’anno, le raccomandazioni provenienti dalla Task Force per il Climate-Related Financial Disclosures hanno accelerato ulteriormente il passo. Possiamo già vedere vincitori e vinti. Si moltiplicano le best practice, dal solare, all’edilizia a zero emissioni, innovazione nei processi, nei prodotti e nella filosofia aziendale. E ciò è sempre più guidato dai CdA. Si tratta di una grande notizia per le aziende che hanno capito le opportunità dell’economia a basse emissioni, opportunità che dovranno cogliere tutte aziende, pena l’esclusione dal cambiamento. Tuttavia, la maggior parte del campione non sembra avere ancora i giusti obiettivi scientifici per allineare il proprio business agli accordi di Parigi, sebbene molti abbiano l’ambizione di raggiungerli entro due anni. Per questo esortiamo tutte le compagnie ad allinearsi e assicurare un atteggiamento di resilienza nella direzione di un mondo dove l’aumento delle temperature sia sotto i 2 gradi”.

In un’analisi separata, CDP ha stilato la classifica delle 160 aziende – per un totale di 3300 – che hanno meglio preformato (A list) con strategie vincenti per clima, acqua e deforestazione. L’indice è stato stilato – per la prima volta - grazie alla partnership fra CDP, ADEC e South Pole Group.

·         Fra le 160 migliori aziende (A List) figurano Colgate Palmolive Company, Diageo Plc., J Sainsbury Plc., Sky Plc. and Sony Corporation.

·         Unilever e L'Oréal sono in cima alla lista, con una A in tutte e tre le aree – clima, acqua e foreste – e dimostrano come il business può puntare ai profitti pur riducendo le emissioni di CO2 ,aumentando la sicurezza delle acque e contrastando la deforestazione.

·         I risultati presentati da CDP evidenziano maggiore trasparenza e misurazione delle azioni ambientali nei CdA, valore cresciuto del 33% rispetto al 2013

L’analisi completa Picking up the pace ha valutato un campione di 1829 aziende, 1073 delle quali hanno scelto di divulgare i propri dati ad oltre 800 investitori istituzionali che gestiscono asset per 100 trilioni di dollari. Le aziende rispondenti rappresentano il 12% delle emissioni totali di gas a effetto serra. Il campione è stato definito nel 2016 come benchmark per le strategie aziendali nel contrastare il cambiamento climatico e rappresenta le aziende più significative per capitalizzazione e impatto ambientale.

Alcuni protagonisti dell’analisi:

·         AkzoNobel: azienda chimica olandese che, entro il 2050, sarà alimentata al 100% da energie rinnovabili ed ha introdotto una politica di carbon pricing che include un “costo sociale della CO2” di 135 euro per tonnellata di CO2

·         BT: il gigante delle telecomunicazioni britannico ha stabilito target ambiziosi su base scientifica per ridurre le proprie emissioni dirette dell’87% entro il 2030

·         EDP: compagnia energetica portoghese la cui elettricità è stata prodotta nel 2016 per il 65% da fonti rinnovabili, cifra destinata a crescere al 75% entro il 2020. Attualmente è allo studio la possibilità che le emissioni di CO2 calino del 30% rispetto al 2015 al fine di raggiungere gli obiettivi fissati al 2030

·         Nissan: il produttore di automobili giapponese ambisce ad essere leader nella produzione di veicoli a zero emissioni. Dal lancio nel 2010, Nissan ha venduto nel mondo più di 240.000 veicoli elettrici guadagnandosi un ottimo posizionamento nel settore.

·         San Diego: la città americana ha partecipato con GE Current, AT&T, Intel e altri all’iniziativa US$30 million Smart City per l’indipendenza energetica della regione. Obiettivo è quello di spingere i consumatori all’utilizzo di auto elettriche, ridurre le emissioni responsabili dell’effetto serra e incoraggiare la crescita economica.

·         Unilever: membro di RE100, multinazionale anglo-olandese che si è impegnata – entro il 2030 – ad avere tutte le operations alimentate solo da energie rinnovabili.

Steve Waygood, Aviva Investors’ Chief Responsible Investment Officer, commenta: “come investitori, la Task Task Force sul Climate-Related Financial Disclosures ci ha dato un chiaro mandato. Le discussioni sul clima sono sempre più nelle mani delle aziende. Chi ne ha capito l’importanza ha anche compreso che la discussione deve arrivare ai tavoli del CdA. Le ultime raccomandazioni hanno creato nuove modalità di definire la governance che ha in carico la gestione del cambiamento climatico. La divulgazione di dati comparabili è al cuore di questa nuova visione”.

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