Monsignor Capovilla e il percorso di rinnovamento giovanneo
Con un ricordo personale
Giovedì è scomparso, all'età di 100 anni, Monsignor Loris Francesco Capovilla che è stato per dieci anni segretario particolare di Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli.
Capovilla era stato segretario di Roncalli ancor prima che diventasse Papa quando era patriarca di Venezia, dunque una sorta di memoria storica di quello che fu chiamato il Papa Buono per la sua apertura verso il sociale, i poveri, i derelitti, gli ultimi della società.
Dopo la scomparsa di Giovanni XXIII Paolo VI lo nomina arciVescovo metropolita e lo manda prima a Chieti nel 1967 e poi a Loreto nel 1971. Considerata terminata la sua opera pastorale nel 1988 sceglie di ritirarsi a Sotto il Monte in provincia di Bergamo, paese natale del suo Papa.
Nel 2014 Papa Francesco lo crea Cardinale.
La figura di Capovilla attraversa dunque un secolo di grandi e fondamentali cambiamenti storici e fermenti sociali; due guerre mondiali, il fascismo, il nazismo, il comunismo e poi la guerra fredda e il periodo di contestazione degli anni '60 e '70; di questo periodo Capovilla è stato osservatore privilegiato dalla sua posizione accanto a dei Papi che questo cambiamento sociale, in parte, lo provocarono ed anzi lo favorirono.
Il Concilio Vaticano II (1962 - 1965) voluto da Papa Giovanni e chiuso da Paolo VI, segnò infatti un radicale cambiamento della Chiesa Cattolica con un ritorno a principi pauperistici e spirituali che si possono poi ritrovare negli insegnamenti e del pontificato di Papa Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, con una interruzione "intellettuale" per Papa Benedetto XVI fino all'attuale esplosione pauperistica di Papa Francesco.
La Chiesa moderna, possiamo dire, è nata proprio dal Concilio Vaticano II che comunque trovò sempre grandi oppositori non solo nella società laica ma anche all'interno della Chiesa Universale.
Personalmente conobbi Monsignor Capovilla (lo chiamo così anche se era Cardinale) a Sotto il Monte nel 2006 quando l'andai a trovare insieme alla mia amica ambientalista Grazia Francescato.
Alloggiammo in uno spartano ed essenzialissimo albergo gestito da suore a Sotto il Monte e il giorno dopo incontrammo Capovilla, già allora avanti negli anni.
Mi impressionò per prima cosa la sua straordinaria memoria; infatti ricordava un evento che mi vide protagonista all'età di tra anni. Una sera passò la macchina di Papa Giovanni mentre mi trovavo con i miei genitori a Trastevere, a Roma; il Papa volle fermarsi e prendere in braccio quel bambino.Sebbene fossi molto piccolo questo ricordo mi era rimasto indelebile nella memoria e ricordavo anche un'altra persona insieme al Papa: si trattava proprio di monsignor Capovilla come lui stesso mi confermò dopo tanti anni ricordando perfettamente la scena e la gioia del Papa per questo incontro fortuito.
Con Capovilla parlammo molto di ecologia e ambiente e di come Giovanni XXIII volesse portare già allora questi temi nella dottrina della Chiesa cattolica; temi che hanno avuto il loro compimento nella recente enciclica di Papa Francesco, "Laudato sì".
Fummo parimenti impressionati sia dal suo sapere teologico che da una sorta di umiltà primitiva che lo portava a voler servire gli altri nell'ottica dello spirito originario del cristianesimo.
Negli anni successivi sono rimasto in contatto telefonico con lui soprattutto per tematiche ambientali e che riguardavano il rapporto, pur in una laica divisione dei ruoli, tra politica e società; ci indicò Monsignor Betori (Cardinale e attuale Arcivescovo di Firenze) e in Monsignor Paglia (Arcivescovo e Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia) come attenti interlocutori in questo campo, come in effetti è stato.
Era spesso preoccupato dalla reazione ostile che alcune gerarchie ecclesiastiche avevano avuto dopo la fine del Concilio e del loro tentativo di spostare indietro il pendolo della storia per conservare i loro privilegi.
Intendeva la spiritualità, in senso francescano originario, come contatto con la natura identificata cattolicamente nel concetto di "creato".
Con lui scompare l'ultima vestige del Concilio che però trova in Papa Francesco un nuovo grande interprete.