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Cronache
Carabiniere ucciso a Roma: un'altra "storia sbagliata"

Fabrizio de Andrè raccontò l'uccisione di PierPaolo Pasolini con una indimenticabile canzone intitolata: "una storia sbagliata"; una storia sordida, di opaca periferia, di sangue e di mistero, di fraintesi e di segreti; una storia ancora oggi piena di aloni e ombre e sostanzialmente rimasta irrisolta; una storia per i rotocalchi che si trovano dai parrucchieri. E una storia da carabinieri: appunto.

E la stessa storia sbagliata è quella dell'uccisione del vicebrigadiere dei Carabinieri Mario Cerciello, che a soli 35 anni è stato ucciso con sette coltellate mentre cercava di risolvere quello che al principio sembrava essere niente altro che un banalissimo tentativo di estorsione che si verifica spesso dopo un furto in una città come Roma.

E invece no: Cerciello è finito in una trappola, e a sua insaputa è salito sul palcoscenico della sua "storia sbagliata": una storia confusa, di bassa e squallida delinquenza, quasi come quella di Pasolini, e dove questa volta gli interpreti principali, oltre la droga, sono un pusher che truffa i drogati, un "conoscitore della zona" che indirizza i clienti al pusher, e due ragazzini californiani di 19 e di 18 anni, Elder Finnegan Lee e Christian Gabriel Natale Hjorth, tutto sommato niente di più che due bambascioni di buona famiglia stelleestrisce venuti in vacanza in Italia alla ricerca di emozioni forti, di trasgressione, e di qualcosa da raccontare al loro ritorno per sentirsi più grandi e per assomigliare a degli eroi.

Due giovani benestanti, che possono soggiornare, grazie ai soldi di mammà, in un Hotel nel cuore della Movida romana da 200 euro a notte, e che decidono di investire 100 euro in cocaina per lo sballo della loro ultima nottata di follie in Italia. Ma finiscono dal pusher sbagliato, che capisce di avere a che fare con due bamboccioni e gli rifila aspirina anzichè cocaina. I due però se ne accorgono e tornano da quello che gli ha dato indicazioni per trovare il pusher; pretendono da lui la loro droga e i loro soldi indietro. Probabilmente vengono derisi, e approfittando di un attimo di distrazione dell'uomo, un italiano che potrebbe essere soltanto un conoscitore di giri loschi, ma non uno spacciatore, e gli afferrano il borsello e scappano. Dentro quel borsello però c'è anche lo smartphone dell'italiano, che chiama il suo cellulare e i due ragazzi rispondono.

Dopo le offese e le minacce di rito, i ragazzi alzano il tiro: vogliono la droga e i loro 100 euro, e in cambio restituiranno borsello e smartphone. Si danno appuntamento da lì a pochissimo tempo, e a due passi dal loro hotel. Ma l'uomo probabilmente decide che ne vuole uscire pulito, e chiama i Carabinieri: sostiene di aver subito un furto (e per il momento questa pare non è ancora chiarita del tutto) e che i ladri gli han chiesto del denaro per la restituzione del maltolto: il classico "cavallo di ritorno" insomma. Tutto si svolge in pochissimo tempo, i Carabinieri non hanno modo di poter approfondire meglio di cosa si tratta, e il randez-vous è fissato da lì a pochi minuti, e quindi a Mario Cerciello e al collega non resta altro da fare che intervenire.

Vanno all'appuntamento e quando arrivano i due ragazzi californiani si qualificano come Carabinieri. Elder Finnegan Lee, confuso e forse non in grado di comprendere cosa stesse accadendo (i Carabinieri sono in borghese, e poi dirà al giudice che non parla bene la nostra lingua e di non aver capito che si trattava di agenti delle forze dell'ordine italiane) va in panico e ha paura. Forse teme di essere finito in una imboscata, magari proprio da parte dei pusher, e tira fuori il coltello e con inaudita violenza vibra sette coltellate al vice brigadiere, e ferisce anche il collega (almeno: questo è quello che si ricostruirà, sommariamente, dopo l'arresto dei giovani americani).

Poi i due ragazzi scappano e si nascondono in hotel, preparano le valigie e cercano di svignarsela. Ma da lì a poco verranno bloccati dagli uomini del Nucleo Investigativo di Roma. L'assassino di Cerciello davanti al pm fa quasi scena muta, racconta poco o niente, ammette soltanto la sua colpa: "sono stato io a colpire quell'uomo, avevo paura, e non credevo che fosse un Carabiniere, ma qualcuno che mi stava minacciando".

I Carabinieri stanno ancora cercando elementi utili per ricostruire tutta la vicenda e per cercare di fare luce sui tanti punti rimasti oscuri. Pare che Elder Finnegan Lee fosse dedito all'uso di psicofarmaci, trovati in un cassetto nella perquisizione della stanza dell'Hotel.

Una storia sbagliata insomma, una storia già consumata, e mica male inventata. Sì, proprio una storia sbagliata.

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