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Cronache
Cardiopatico, il Comune di Saronno lo sfratta

Rubo il titolo al famoso film di Monicelli per raccontare la storia triste e complicata di un cittadino saronnese. Lo faccio senza alcun intento polemico, poiché mi è non solo estraneo, ma francamente odioso utilizzare i casi umani per portare avanti una battaglia politica. Dunque racconto dei fatti, nella speranza che qualcuno (e questo qualcuno, sia subito chiaro, è l’Amministrazione comunale) si faccia carico per quello che può.

Il Signor M, ottantenne, gravemente cardiopatico, con regolare residenza a Saronno, vive in una casa comunale ad affitto calmierato concessagli qualche anno addietro. Ha sposato una cittadina straniera, la quale aveva dei figli da un precedente matrimonio. Con la moglie ed i figli di lei i rapporti si sono presto deteriorati, ed egli, in sostanza, oggi non è più padrone in casa propria. Non ha pagato l’affitto per alcuni mesi, poi l’ha pagato in parte, ed in questo momento è sotto sfratto e con la pensione pignorata. Fra pochi giorni, dopo varie intimazioni e visite dell’ufficiale giudiziario, dovrà lasciare l’appartamento.

A quel punto avrà davanti a sé due soluzioni. La prima è quella di dormire sulle panchine di corso Italia, la seconda quella di seguire la moglie nel suo paese d’origine, dove verosimilmente i rapporti familiari permarranno conflittuali, ma almeno egli avrà un tetto sotto il quale dormire, o per meglio dire si spera che ciò gli venga concesso. Narrati i fatti, non mi resta che pormi alcune domande e proporre alcune osservazioni.

È indubbio che il signor M ha commesso errori nella vita: del resto, è il primo ad ammetterlo. Ma i servizi sociali di un comune, in quali casi devono intervenire ed in effetti intervengono? Non certo a favore delle famiglie stile Mulino Bianco, non certo a favore di soggetti che hanno il problema di non sapere come investire il denaro, e neppure delle famiglie che modestamente ma dignitosamente sbarcano il lunario. Si occupano piuttosto di persone e di famiglie in difficoltà, sotto vari aspetti: per esempio quello del disturbo comportamentale, dell’indigenza, della malattia cronica.

Ed in effetti anche a Saronno si opera in questo senso: abbiamo visto di recente la nostra Amministrazione offrire a quattro famiglie di etnia Sinti ben cinque appartamenti ad affitto calmierato, tra l’altro con prospettive probabilmente non del tutto sicure di riscuotere il canone. Perché mai il signor M, ottantenne, gravemente cardiopatico, con regolare residenza a Saronno, non dovrebbe ricevere aiuto?

Se la sua consorte e i figli del precedente matrimonio hanno fatto un uso improprio, come sembra, dell’appartamento che occupano, perché deve essere anch’egli a subirne le conseguenze, considerato che non c’è stata da parte sua complicità o connivenza? La responsabilità non è personale? O nelle case comunali, come negli stadi, è oggettiva?

Nella sostanza, il signor M viene oggi costretto ad un esilio – egli ottantenne, egli regolarmente in cura presso l’ospedale di Saronno per una grave cardiopatia – in un luogo dove non si sa quale assistenza potrà avere, né dallo Stato né dalla famiglia con la quale intrattiene così problematici rapporti. Nessuno afferma che la situazione sia facile, che l’auspicato intervento dell’Amministrazione sia facile. Ma non è degno di una città civile come la nostra che si affrontino solo le questioni di agevole soluzione, e che al signor M e ad altre persone che la sorte e le personali debolezze hanno precipitato, o più spesso lentamente avviluppato, in situazioni senza via d’uscita, si chiuda la porta in faccia.

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