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Cronache
Caso Orlandi, altro che molestie: rispunta la pista del terrorismo politico
Emanuela Orlandi

Caso Orlandi e il ruolo del numero due del Vaticano Casaroli. Analisi 

 

La telenovela di Emanuela Orlandi prosegue da 45 anni e non accenna a risolversi, competendo con Ustica e altri Grandi Misteri irrisolti della tormentata nostra nazione. La vicenda di Emanuela Orlandi è uno dei gialli più persistenti della storia italiana. Una vicenda oscura, tenebrosa, dai risvolti inquietanti che sembra più un film horror - poliziesco che una vicenda reale. Servizi segreti, banda della Magliana, Vaticano e una ragazza adolescente, il tutto sullo sfondo dell’attentato a Papa Wojtyla di Ali Ağca dei “lupi grigi” e la “pista Bulgara”. E poi la pista pedofila ed una cassetta audio che pare tratta da un film porno, con tanto di gemiti, ma che potrebbe essere reale.

LEGGI ANCHE: Caso Orlandi e le presunte molestie, ecco chi è lo zio Mario Meneguzzi

Una storia incredibile che ha visto la scomparsa di una ragazza di soli 15 anni, cittadina vaticana. Era il 22 giugno del 1983, in pieno solstizio d’estate, quando Emanuela svanì letteralmente nel nulla dopo una lezione di flauto, strumento che suonava presso la Chiesa di Sant’Apollinare a Roma, legata tristemente alle vicende della banda della Magliana.

Le piste da allora seguite sono state tante: da quella internazionale per ricattare Papa Woytila che appoggiava la Polonia di Solidarnosc di Lech Walesa, a quella finanziaria dello Ior di Paul Marcinkus, a quella della pedofilia di alti prelati.

Da allora il fratello Pietro Orlandi le ha provate tutte, ma senza successo, fin quando, come accaduto con la

Il Vaticano: "Da aprile all'Italia la documentazione Orlandi"
 

"Il 19 aprile scorso i magistrati vaticani hanno consegnato riservatamente all'Italia, coperta dal segreto istruttorio, la documentazione disponibile relativa al caso, inclusa quella raccolta nei mesi precedenti nel corso dell'attività istruttoria". Lo afferma il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, sul caso Orlandi. "In merito alle notizie che coinvolgono un parente di Emanuela - continua -, si rileva che la corrispondenza in questione indica espressamente che non vi è stata alcuna violazione del sigillo sacramentale della Confessione"

vicenda di Ilaria Cucchi, le cose si sono smosse dal loro torpore e così la Procura di Roma e quella del Vaticano, guidata dal Procuratore di giustizia Alessandro Diddi, hanno riaperto le indagini.

In questa ottica qualche giorno fa la Santa Sede ha diffuso un documento in cui il Cardinale Agostino Casaroli, allora potente Segretario di Stato vaticano, chiedeva a un prelato sudamericano confessore spirituale della sorella maggiore Natalina Orlandi se fosse a conoscenza di lamentele da parte della ragazza stessa riguardo a supposte molestie sessuali.

La risposta del prelato sudamericano inviato da Papa Woytila in Colombia fu sconvolgente: la ragazza gli aveva rivelato in confessione che era stata molestata dallo zio Mario Meneguzzi. Anzi, era stata pure minacciata dallo zio di non dire niente perché altrimenti avrebbe perso il posto di lavoro che aveva ottenuto alla Camera grazie proprio allo zio che gestiva un bar dentro Montecitorio.

C’è da dire che la signora Natalina ha precisato ieri in conferenza stampa che lei aveva fatto un concorso pubblico per la Camera e quindi non poteva essere ricattata in tal senso.

La sorella –dopo la rivelazione- ha parlato di aver avuto solo avances verbali e piccoli regali dal parente acquisito. Lo zio smise di importunarla solo quando capì che Natalina non ci stava e “non avrebbe ottenuto niente”.

 

 

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