Condannato arcivescovo a sei mesi di prigione per avere coperto abusi sessuali
Il cardinale non aveva denunciato gli abusi sessuali di padre Bernard Preynat nei confronti di un gruppo scout tra il 1986 e il 1996
L'arcivescovo di Lione ha sempre ripetuto di non sapere nulla in merito agli abusi sessuali commessi da Bernard Preynat nei confronti di un gruppo scout tra il 1986 e il 1996. Dopo le audizioni, la procuratrice Charlotte Trabut non aveva formulato accuse precise né contro l'arcivescovo né contro i cinque ex membri della diocesi indagati assieme a lui dopo le testimonianze, atroci, consegnate da alcuni ex scout.
Supportati dall'associazione di vittime “La Parole libérée”, nove uomini hanno prima accusato padre Preynat di averli abusati - fatti per i quali quest'ultimo non è stato processato -, quindi hanno presentato denuncia contro chi avrebbe coperto gli abomini del sacerdote. In assenza di procedimenti giudiziari, nel 2017 hanno fatto richiesta di convocazione diretta davanti al tribunale, che ha garantito loro un processo, andando oltre le indagini che si erano chiuse con un nulla di fatto.
"Non ho mai cercato di nascondere nulla, tantomeno questi fatti orribili", si è difeso il sacerdote davanti al giudice, spiegando di aver saputo degli abusi di Padre Preynat solo nel 2014, quando una vittima si confidò con lui. Però per l'avvocato di parte civile, Jean Boudot, il cardinale era a conoscenza dei fatti almeno dal 2010, quando parlò con il prete delle voci che giravano attorno a lui.
La mancata denuncia di aggressione sessuale sui minori di 15 anni è classificata dal codice penale francese tra i reati di ostruzione alla giustizia. C'è però uno scambio di lettere avvenuto nel 2015 tra il vescovo e il Vaticano, che gli consigliava di licenziare il prete "evitando lo scandalo pubblico": istruzioni seguite alla lettera dal cardinale, per sua stessa ammissione.
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