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Cronache
Consip, pm Roma: Scafarto voleva inchiodare Renzi senior

Che l'ex capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, titolare dell'informativa sul caso Consip, abbia agito con dolo, e' dimostrato dal fatto che puntava a "inchiodare Renzi (Tiziano, il padre dell'ex premier, ndr) alle sue responsabilita'" o, nella sua prospettazione, "ad arrestarlo". E' quanto scrive la Procura di Roma nel provvedimento con cui ha impugnato l'ordinanza del tribunale del Riesame che ha revocato la sospensione dal servizio per un anno nei confronti dell'attuale maggiore dei carabinieri. "Tale assunto - si legge nel ricorso che i pm di piazzale Clodio hanno trasmesso alla Cassazione -, oltre che essere assolutamente aderente alla realta' del quadro probatorio all'epoca esistente, era esattamente cio' che l'indagato si rappresentava, cosi' come si deduce non solo dai messaggi whatsapp e dalle conclusioni cui si giunge nell'informativa del 9 gennaio 2017, ma anche dall'informativa del 3 febbraio successivo, laddove e' declinato con solare evidenza a commento delle dichiarazioni di Alfredo Mazzei (il commercialista napoletano di area Pd che parlo' di un incontro tra Alfredo Romeo e Tiziano Renzi in una bettola, ndr): '...le dichiarazioni di Mazzei sono di straordinaria valenza - cosi' scrisse l'ufficiale dell'Arma - in quanto consentono di chiudere il cerchio su Renzi e su Carlo Russo (imprenditore di Scandicci, amico del padre dell'ex premier, ndr), nel senso che consentono di affermare che Russo non sia un millantatore ma al contrario egli avesse la possibilita' di affrontare ed influire nell'assegnazione dei lotti Consip e soprattutto che egli agisca in nome di Tiziano Renzi, la cui compartecipazione in tutte le dinamiche prospettate da Romeo, a questo punto, appare oltre che scontata imprescindibile...'". Se per il Riesame Scafarto nella sua attivita' di investigatore ha commesso errori "involontari che l'esperienza giudiziaria permette di riscontrare quotidianamente nelle informative di pg", per la Procura "la prova nei confronti di Renzi senior (indagato per traffico di influenze illecite, ndr) aveva e ha natura indiziaria, si' che e' del tutto evidente che moltiplicare gli indizi sarebbe stato un ulteriore elemento a sostegno dell'accusa". "Nell'ordinanza del Riesame - spiegano infine i pm - si afferma anche che non e' dimostrato il presupposto da cui muove l'accusa per reggere l'elemento soggettivo del reato: la volonta' dell'indagato di coinvolgere Matteo Renzi nella vicenda Consip. L'assunto - precisano i magistrati della Procura di Roma - e' privo di fondamento storico: in nessun atto di indagine e' declinato tale postulato, in nessuna memoria, in nessuna richiesta, in nessuna espressione di pensiero, verbale o scritta".

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consip scafartoconsip renzi padre
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