Cronache
Crollo A26, il procuratore di Genova: "Manutenzione assente"

L’ipotesi di reato è crollo colposo e non ci sono ancora nomi sul registro degli indagati
“Sono crollate due tonnellate di cemento, come se dal soffitto fosse caduta una grande auto. Chissà se avesse colpito una macchina o un pullman”. Così il procuratore di Genova, Franco Cozzi, parla di quanto avvenuto la sera del 30 dicembre sull’autostrada A26, in Liguria. Come riferisce il Fatto Quotidiano, i tecnici che lavorano con i pm genovesi hanno raccolto il materiale e lo hanno pesato: quasi duemila chili, non proprio qualche ‘calcinaccio’ come qualcuno ha detto.
“Ormai si susseguono le spie di inadeguatezza della manutenzione”, dice Cozzi. E dopo il fascicolo sui viadotti, aperto dopo il disastro del Morandi, e quello sulle barriere antirumore, adesso c’è anche quello sui tunnel. L’ipotesi è crollo colposo e non ci sono ancora nomi sul registro degli indagati. Sempre come riporta il Fatto Quotiiano, i pm sembrano orientati a non chiedere il sequestro del tunnel dove è avvenuto il crollo per agevolare in ogni modo i lavori visto che i disagi autostradali stanno mettendo in ginocchio mezza Liguria. Le ultime violente piogge hanno fatto registrare imponenti infiltrazioni potrebbero aver provocato il crollo di parte della volta del tunnel Berté, vicino a Masone.
Come riporta ancora il Fatto Quotidiano, qui emergono altri elementi rilevanti per le indagini, a cominciare dalla soffittatura di lamiera che era stata messa in anni recenti proprio per far defluire l’acqua lontano dalla sede stradale, ma che hanno celato i cedimenti del cemento durante i controlli. Così scoppia il caso dei recenti accertamenti che avevano promosso il tunnel dove si è verificato il crollo. Spea - società del gruppo Autostrade (Aspi) incaricata dei controlli di sicurezza - ha subito sospeso i due tecnici responsabili delle analisi. Non è bastato: Aspi, come già avvenuto per i viadotti, ha deciso di togliere alla controllata le analisi e di affidarsi a società terze. A occuparsi dei controlli sarà un’associazione temporanea d’impresa formata da Proger spa, capofila, Tecno Lab e TecnoPiemonte - specializzate nella certificazione di materiali da costruzione la prima e fornitura di servizi la seconda - e dalla multinazionale francese Bureau Veritas.
Cozzi ci tiene a sottolineare il nodo della questione: “A noi non interessa il braccio di ferro politico che si sta svolgendo a Roma sulla revoca della concessione. La questione ineludibile è questa: non è possibile che sia la società concessionaria ad affidare le verifiche tecniche. Non era sensato che fosse una società controllata a compierle, ma non è opportuno nemmeno che siano svolte da terzi selezionati dal concessionario. Il punto non è nemmeno Aspi, la questione si riproporrebbe chiunque fosse chiamato a gestire le autostrade”. Il procuratore di Genova ne è convinto: “Serve una modifica delle regole. Non può restare nemmeno il dubbio che i controlli siano svolti da soggetti che possano avere come punto di riferimento le necessità del concessionario. Occorre che a selezionare i controllori sia il concedente”, cioè il ministero, “avendo così di mira gli interessi del proprietario: la sicurezza e lo stato di conservazione dei manufatti che a fine concessione dovranno essere restituiti”. È la questione fondamentale tante volte indicata dal gip e dai pm negli atti dell’inchiesta: ci deve essere una separazione netta e assoluta tra controllore e concessionario.