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Cronache
Crollo Genova: il silenzio dei "big" di Sinistra sui morti del ponte Morandi

In Italia ci sono vittime e vittime, e quelle che hanno perso la vita o i propri cari nel crollo del ponte Morandi a Genova, evidentemente non hanno lo stesso valore di altre, almeno per i "big" di Sinistra. In molti si sono chiesti come mai, all'indomani della strage del viadotto sbriciolatosi portando con sé verso la morte uomini, donne, bambini e famiglie intere, fra cui anche cittadini italiani dal nome e cognome straniero, non si siano udite le voci di Fabio Fazio (genovese, per giunta), di Gino Strada, di Fiorella Mannoia, di Luciana Littizzetto, di Vauro, di Gad Lerner. Dello stesso Roberto Saviano, tanto per fare qualche nome illustre.

Se lo domanda Il Tempo, ma l'interrogativo "dove sono le magliette rosse ora?" ha spopolato e dilagato sui social network fin dalle prime ore successive alla strage.

Sì, perché i personaggi di cui sopra sono sempre i primi a esternare ed esprimere il loro disappunto verso le politiche del Viminale e di Matteo Salvini se le vittime - rispettabilissime e degne di ogni attenzione - sono migranti deceduti al largo delle coste italiane, i primi a gridare al razzismo, al fascismo, alla xenofobia, e così via, mentre nel caso del crollo di Genova hanno mantenuto un peculiare riserbo. A parte alcune flebili frasi di circostanza. 

Frasi di circostanza decisamente stridenti rispetto ai proclami indignati ai quali hanno abituato l'opinione pubblica italiana. 

Tale enigmatico riserbo sarà forse dovuto al fatto che, fin da subito, riguardo alla sciagura genovese una cospicua parte di italiani hanno condiviso la linea di condotta del governo giallo-verde e quindi anche del "razzista" Matteo Salvini? Mistero glorioso. 

 

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