Referendum, Mattarella dietro l'altolà Csm. Cambia la strategia sui pm - Affaritaliani.it

Cronache

Referendum, Mattarella dietro l'altolà Csm. Cambia la strategia sui pm

Dopo la carota sul caso Davigo, Mattarella tira fuori il bastone sul referendum. E Renzi sorride

Questa "modifica dissennata" è frutto di una "baratto tra la Costituzione vigente e qualche mese di vita in più del governo Berlsuconi". Parola di Sergio Mattarella. D'accordo, quel 16 novembre 2005 è ormai molto lontano ma fa abbastanza specie ricordare i toni così battagliere dell'attuale inquilino del Quirinale nel suo intervento alla Camera dei deputati nel dibattito sulla devolution approvata durante il governo Berlusconi.

Oggi quei toni, anche chiaramente per motivi istituzionali, sono lontanissimi. Anzi, il Presidente della Repubblica sta facendo valere come non mai il suo ruolo per fare da pompiere tra i poteri dello Stato entrati in conflitto, vale a dire politica e magistratura. C'è infatti proprio lui dietro l'altolà del vicepresidente del Csm Legnini ai magistrati sulla questione referendum.

Tutti ormai sanno che il referendum è il fondamentale nodo politico intorno al quale si dipanerà il futuro del governo Renzi. Le esternazioni pubbliche di alcuni magistrati a favore del "no" non sono piaciute al presidente del Consiglio, preoccupato come non mai che la cosiddetta offensiva giudiziaria non si esaurisca nelle procure con gli avvisi di garanzia a esponenti Pd ma possa proseguire anche nelle piazze con interventi e comizi contro le sue riforme.

Ma in soccorso di Renzi è intervenuto con forza il Csm, con Legnini che sta provando a mettere a tacere i magistrati sul nodo referendum. Esternazioni pubbliche non saranno apprezzate. Una posizione molto dura, anche perché il voto referendario non è un voto politico. Tanto che tra i pm corre più di qualche malumore per l'uscita del vicepresidente del Csm (un avvocato, ricordiamolo).

Dietro l'uscita di Legnini c'è l'importante ruolo di Mattarella, che con il vicepresidente del Csm ha incontri o colloqui praticamente quotidiani, soprattutto in questa fase convulsa cominciata con le indagini in Campania e Lodi e il battibecco mediatico tra Renzi e Davigo. L'intervento pro responsabilità (o secondo qualcuno pro silenzio) del Colle non fa certo dispiacere a Renzi, che d'altra parte è l'uomo che ha portato Mattarella verso il Quirinale.

Le dure parole di Legnini segnano anche un cambio di strategia del Colle verso le toghe. Dopo lo scontro Davigo-Renzi., infatti, Mattarella aveva parlato pubblicamente della necessità di "un'alleanza tra politici e magistrati contro la corruzione", segnalando il dilagare dei fenomenti corruttivi e di conseguenza dando ragione a Davigo sulla gravità attuale del problema. Ma la linea "morbida" e "pacifista" non è servita. Dopo il caso Morosini e il caso nascente sul referendum Mattarella ha deciso di usare di più il bastone, anche se non pubblicamente. Da qui il duro altolà di Legnini ai magistrati tentati di dire la loro sul referendum. Basterà? Renzi spera di sì.