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Cronache
Palamara e le richieste di aiuto al pg della Cassazione. "Riccardo che fa?"

Ci sono i colloqui tra il pubblico ministero Luca Palamara e altri interlocutori per la spartizione delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari, ma anche i tentativi dello stesso Palamara di avere informazioni sull’inchiesta per corruzione avviata proprio da Perugia nei suoi confronti. Altre centinaia di intercettazioni sono state trasmesse dalla Procura di Perugia al Consiglio superiore della magistratura, come scrive Il Corriere della Sera. Tre giorni fa gli inquirenti hanno deciso di mettere a disposizione dell’organo di autogoverno le nuove registrazioni fino al 29 maggio (non più solo fino al 16 maggio), il giorno precedente la perquisizione a Palamara. Svelano il contenuto degli incontri con almeno altri due componenti del Csm, di altre riunioni e conversazioni di Palamara con Lotti e Ferri, di quanto accaduto nei giorni prima e dopo la votazione del 23 maggio che nella commissione Direttivi del Csm aveva fatto prevalere il loro candidato alla Procura di Roma, Marcello Viola, con quattro preferenze, mentre Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo ne avevano ottenuta una ciascuno.

In quei giorni Palamara è concentrato su due fronti, come riporta Il Corriere della Sera: far vincere Viola a Roma per garantire "discontinuità" con la gestione di Giuseppe Pignatone, ma anche sapere come procede l’inchiesta su di lui. Lo scopre la notte del 16 maggio, quando il consigliere suo amico Luigi Spina lo avvisa che Perugia lo ha iscritto nel registro degli indagati e gli racconta i dettagli dell’informativa della Guardia di finanza: "Ci stanno i viaggi...". Palamara sbotta, dice che è "una porcata", si informa in quali commissioni è stata mandata la relazione.

Spina: «Il comitato di presidenza ha mandato in busta chiusa ai presidenti della Quinta e della Prima».

Palamara: «Eh, ma perché alla Quinta?».

Spina: «E che c... ne so. Anche dalla Quinta... secretata».

Palamara: «Ah, allora...».

Spina: «Non può passa...».

Palamara: «Allora Riccardo ma che c... ha fatto».

Spina: «Non c’è Riccardo... c..., Riccardo non c’è è questo il punto... Riccardo non ci sta, io l’ho avvisato... Riccardo non ci sta ... sta all’estero».

Palamara: «Ah, allora è grave... dai questo è grave».

Secondo gli inquirenti - scrive ancora Il Corriere della Sera - il Riccardo citato è Fuzio, membro di diritto del Csm in quanto pg della Cassazione, aderente a Unità per la Costituzione, la stessa corrente di Palamara e Spina e amico di entrambi. In quei giorni il pg si trovava effettivamente all’estero, ma dopo il suo rientro Palamara riesce comunque a incontrarlo. Il colloquio — ancora coperto dalla secretazione imposta dagli inquirenti — viene captato dal «trojan» il 27 maggio.

Tre giorni dopo l’inchiesta viene svelata con la perquisizione e con l’avviso di garanzia a Spina per violazione del segreto e favoreggiamento, ma anche al pm romano Stefano Fava per aver rivelato a Palamara che l’indagine nei suoi confronti «è partita dall’analisi delle tue carte di credito», e di avergli consegnato in anticipo l’esposto contro Pignatone e il procuratore aggiunto Paolo Ielo. Altra mossa di quella strategia che Palamara aveva pianificato per «screditare gli avversari» e far prevalere i magistrati amici nei posti chiave. E invece lo ha travolto provocando uno scandalo nelle istituzioni di cui non si riesce ancora a immaginare le ulteriori conseguenze.

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