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Cronache
Davigo: "Ecco il mio piano per il Csm.Toccare la legittima difesa? Dissennato"

Piercamillo Davigo, che cosa può portare lei al Csm?

Io sono stato eletto sulla base della linea che ho prospettato e cioè che per i magistrati la prima regola non può che essere il rispetto delle regole. Siccome, specialmente nelle nomine, non erano più comprensibili i criteri a cui il Csm si è attenuto, sono convinto che sia necessario riportare alla comprensibilità queste scelte. E opererò per questo.

Le correnti hanno troppo peso all'interno del Csm?

Il problema non è questo. Si tratta di un fatto spontaneo che secondo me le leggi non hanno risolto, anzi hanno aggravato. Per esempio, il nostro sistema elettorale con tre collegi unici nazionali (uno per giudici di merito, uno per i magistrati del pubblico ministero e uno per i magistrati di legittimità) ha rafforzato il potere delle correnti, anziché indebolirlo. Innanzitutto perché un candidato è difficile che sia conosciuto dappertutto e quindi ha bisogno di qualcuno che gli procuri i voti. E questo richiede un'organizzazione. In secondo luogo, se uno deve girare tutta l'Italia ha bisogno almeno di qualcuno che lo vada a prendere alla stazione e lo porti al palazzo di giustizia, visto che arriva in una città che nemmeno conosce. Quindi un collegio unico nazionale rafforza le correnti, non le indebolisce. Detto questo, il problema non sono le correnti. La libertà di associazione vale per tutti, anche per i magistrati, ed è garantita dalla Costituzione. Il problema è che le correnti si sono trasformate da centri di elaborazione culturale, che è la ragione per cui erano nate, in organizzazioni di tutela degli interessi degli appartenenti. E questo va molto meno bene.

In che modo si può intervenire su questa situazione?

Si può intervenire con una diversa legge elettorale e con la trasparenza delle scelte consiliari. Questo è un altro degli argomenti. Se fosse messo su intranet tutto quello che viene esaminato, per esempio dalla commissione direttivi, probabilmente i magistrati potrebbero farsi un'opinione più precisa sull'operato del Csm di quanto non possano fare oggi.

Quale sarebbe una corretta legge elettorale?

Se dovessi proporla io direi una serie di collegi uninominali, distrettuali per i distretti più grandi e pluridistrettuali per i distretti più piccoli. 

Lei ha preso quasi un voto su tre ma i candidati al ruolo di giudici di merito della sua corrente non sono stati eletti. Che analisi ha fatto sull'esito del voto?

Noi non siamo riusciti a eleggere i nostri candidati a giudici di merito per una manciata di voti. Questo è accaduto in parte perché io ho sottovalutato il quorum, nel senso che nel precedente Consiglio gli ultimi eletti avevano preso meno voti di quanti ne hanno invece presi i miei candidati non eletti. Ciò è successo a causa della maggiore affluenza al voto, elemento che ho sottovalutato perché i cosiddetti indipendenti avevano invitato a non andare a votare. Ho pensato avessero un seguito che in realtà non avevano.

Come si può giudicare il fatto che il Parlamento non abbia eletto donne tra i membri laici del Csm?

Non mi occupo di quello che fa il Parlamento. Faccio solo notare che tra di noi sono state elette delle donne.

Che cosa risponde a chi accosta le sue idee in materia di giustizia a quelle del M5s?

Trovo assurda questa cosa. Io faccio il magistrato, non mi sono mai occupato di politica e non mi interessa farlo. Ho sempre detto che non esistono governi amici e non esistono governi nemici. Il governo fa il mestiere suo e noi facciamo il nostro. Sono cose e piani assolutamente diversi.

Da anni, forse decenni, si parla di "scontro" tra politica e magistratura. Ma questo scontro esiste?

Non c'è nessuno scontro. Noi reprimiamo i reati. Se uno è accusato di un reato noi facciamo il mestiere nostro. Chi non fa il proprio mestiere è la politica perché quando uno dice che bisogna aspettare le sentenze rinuncia a esercitare il controllo politico che gli compete. Io uso spesso la metafora dell'argenteria: se invito il mio vicino di casa a cena a casa mia e lo becco uscire con l'argenteria in tasca non devo aspettare la sentenza della Cassazione per non invitarlo più a cena. E' sufficiente che io l'abbia visto uscire con l'argenteria. Ora uso un paragone più pesante. Ma se il mio vicino di casa è stato condannato in primo grado per pedofilia io gli affido mia figlia di sei anni per accompagnarla a scuola dicendo che bisogna aspettare la sentenza della Cassazione? Ma non scherziamo. La politica però fa l'esatto opposto. Se io dico queste cose mi dicono che non sono garantista. Ma non sono garantista di che? Non sono garantista della mancanza di buon senso? Perché questa è mancanza di buon senso. Ci sono poi casi in cui magari delle azioni non punibili dal punto di vista penale ma che possono essere comunque estremamente riprovevoli. C'è una valutazione del tutto autonoma e indipendente che dovrebbe fare la politica. Se invece si dice che bisogna aspettare la sentenza definitiva si lascia alla magistratura la selezione della classe politica, che non è compito nostro.

Tra i temi di attualità in materia di giustizia c'è quello della legittima difesa. Lei che cosa ne pensa? C'è bisogno di un intervento legislativo?

Si parla di questa storia della legittima difesa da molti anni e c'è già stata una riforma. Vorrei fare solo un'osservazione: la legittima difesa, così com'era concepita nel testo originario del codice, non l'aveva scritta un pericoloso sovversivo ma Alfredo Rocco, il Guardasigilli di Mussolini. E' stata in piedi 60 anni e a nessuno è mai venuto in mente di cambiarla. Se poi c'è un problema di preoccupazione dell'opinione pubblica questa deriva dalle leggi che hanno fatto per tirare fuori di galera i delinquenti. Trovo dissennato mettere fuori i delinquenti e poi dire alla gente che li può ammazzare.

A proposito di carceri, da una parte c'è chi parla di riforma e dall'altra (per esempio Grillo) chi sostiene siano inutili e insiste sulle pene alternative. Lei che cosa ne pensa?

Come sempre è questione di serietà. Le pene alternative sono una cosa importante che va benissimo se sono fatte seriamente. Il problema è che se non c'è il modo di fare controlli effettivi ed efficaci, che cosa sono le pene alternative? Faccio solo questo esempio: se si vanno a vedere le statistiche delle persone messe agli arresti domiciliari o al servizio sociale si scopre che nel giro di uno, due o tre giorni queste trovano un lavoro. In un Paese dove c'è una disoccupazione altissima. Saranno lavori veri? E' una domanda legittima da porsi. Perché se invece basta mettere uno agli arresti domiciliari per far sparire la disoccupazione la ricetta è subito trovata dal punto di vista dell'economia. Quindi, evidentemente, non si tratta di lavori veri. 

twitter11@LorenzoLamperti

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