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Cronache
Davos, tanti problemi nessuna soluzione. L'inconsistenza del Forum dei potenti

Davos, tanti i temi sul tavolo, quasi zero le soluzioni

Mai come quest’anno i temi globali da affrontare al Forum di Davos, lussuosa cittadina svizzera, erano tanti, urgenti, impressionanti ma, a meno di sorprese dell’ultima giornata, si è parlato tanto ma risolto poco. Il leit motiv dell’evento “Ricostruire la fiducia” è sembrato essere solo una buona dichiarazione di intenti nel confronto tra i numerosi capi di stato, primi ministri e plenipotenziari di Europa , Stati Uniti e Cina. Insomma il Gotha economico mondiale sembra indirizzarsi a “partorire nemmeno un topolino”. 

Tutti sono stati coscienti di essere di fronte a grandi sfide a cui l’economia mondiale dovrà adattarsi per affrontare la nuova “era economica”, un qualcosa di profondamente diverso da quello a cui eravamo abituati fino a prima della pandemia. Ma, al momento, nessuno dei presenti, sembra aver trovato la ricetta giusta. I grandi temi su cui bisognerà confrontarsi, lavorare e in alcuni casi difendersi, hanno nomi come ambiente geopolitico instabile e insicuro come mai si era visto dalla Seconda Guerra Mondiale, cambiamento climatico ora di fronte a tutti, debiti degli Stati a livelli insostenibili, accentuata polarizzazione politica.

Davos, un economia mondiale sorprendentemente resiliente

Dopo la crisi della pandemia che ha "frustato" pesantemente le economie mondiali, l’invasione dell’Ucraina, il conflitto in Israele e l’espansione della guerra alle aree vicine, si è notato che l’economia mondiale ha mostrato segni di resilienza. Con buoni anticorpi ha assorbito gli impatti in maniera meno drammatica del previsto. Sono sembrate abbastanza sibilline le parole della Presidente Christine Lagarde quando ha profetizzato che l’economia mondiale passerà “dalla normalizzazione alla non normalità”.

Il presidente della BCE ha detto che l’economia si stabilizzerà a seguito di tre fattori: il riequilibrio della speculazione di questi anni,  la ripresa del commercio mondiale dopo una fase di recessione  e un’inflazione che dovrebbe scendere a livelli controllabili. Certo che i temi erano chiari e tanti, molto meno chiare le soluzioni degli stessi. Come difendere i settori delle società avanzate più esposti alle conseguenze negative delle trasformazioni? Come gestire l’evidenza di diseguaglianze ormai a livelli incontrollabili ? Come proteggere i paesi meno sviluppati dai debiti cresciuti a dismisura per gli alti tassi? Come gestire i cambiamenti climatici fuori controllo? Come muoversi contro gli shock energetici e i “ricatti economici” sempre più evidenti?

Davos, quasi assenti le risposte ai grandi problemi dell'economia globale

Quasi assenti le risposte concrete perchè, alla base di tutto, come è facile immaginare, ci sono i soldi necessari a finanziare qualsiasi investimento. In primis il presidente francese Macron ha fatto forti richieste di investimenti pubblici con la sua proposta di Eurobond, per finanziare nuovi investimenti nell’UE per il green, il digitale e la difesa. Una sorta di welfare mondiale sul quale molti hanno “arricciato il naso” invocando sempre più capitalismo. Tra questi sostenitori del “libero mercato capitalistico”il nuovo presidente dell'Argentina, Javier Milei e il  ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner. 

In questo contesto entusiasmo e preoccupazione nascono dall’ingresso nel mondo produttivo e lavorativo  dell’ intelligenza artificiale. Molti presenti sono stati concordi nel ritenere che ci si aspettano grandi guadagni di produttività ma anche una notevole distruzione di posti di lavoro (sostituiti da altre professioni ma in tempi e numeri ancora sconosciuti). Il cambiamento climatico è ormai un qualcosa riconosciuto da tutti che già sta producendo una crescita delle grandi migrazioni di uomini. Movimenti che stanno provocando e provocheranno sempre di più tensioni tra paesi. 

E da ultimo non potevano mancare i confronti sulle tensioni geopolitiche.  Da una parte si è cercato di capire, senza rispondere, a come ridurre per l’Occidente  il rischio di dipendenza dalla Cina. Inoltre le tensioni nel Mar Rosso costringono a modificare le rotte del trasporto marittimo con un aumento dei costi e nuovi possibili rischi inflazionistici. Certo i temi sono giganteschi. Tutti i presenti hanno dimostrato, più o meno volontà, di affrontarli ma nessuno, al momento, ha messo sul tavolo ricette risolutive. In più davanti a tutti la realtà di un anno pieno di confronti elettorali, i cui risultati potranno, quelli si, davvero influenzare l’economia mondiale.

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