Csm, Di Pietro: "Sistema elettorale da cambiare,così magistrati come politici"
INTERVISTA/ L'ex magistrato Antonio Di Pietro analizza il caso nomine che sta sconvolgendo il Csm
Antonio Di Pietro, che idea si è fatto di quanto sta succendo intorno al Csm e al caso della procura di Roma?
Sono abituato a leggere i fascicoli per giudicare però posso sicuramente confermare quel che dissi nel lontano 1992, quando dissi che i magistrati né scioperano né si dividono in correnti. In questo caso debbo dire che il problema vero non sta tanto nelle correnti in sé ma nel fatto che il Csm venga costituito attraverso elezioni.
Perché questo è un problema?
Le elezioni prevedono che devi richiedere il consenso, come accade per la politica. Io sono per una riforma strutturale del Csm nella quale sia per quanto riguarda i laici sia per quanto riguarda i togati. Il sistema di elezione deve essere completamente diverso.
In che modo si dovrebbe riformare?
I laici a mio avviso non devono essere eletti dal parlamento perché non condivido che il controllato nomini il controllore. I togati dovrebbero essere scelti per estrazione: una parte tra i magistrati dei tribunali, una parte tra i magistrati delle corti d’appello e un’altra parte tra i magistrati di Cassazione. Si potrebbe estrarre tra le candidature pervenute, evitando così la necessaria ricerca del consenso in un sistema elettorale che funziona a tutti gli effetti come quello politico.
In questa vicenda si parla anche di politici del Pd. Fermo restando che tutti i coinvolti potrebbero risultare innocenti, vede delle differenze nell'approcciarsi alla giustizia da parte dei diversi partiti?
Sul piano personale bisogna stare attenti. Non si possono avere pregiudizi, lasciamo lavorare gli organi competenti che stabiliranno fino a quando si è trattato di rapporti normali e se e quando questi sono diventati patologici. Al di là del caso concreto, il paese è frastornato e si continuano a utilizzare questi episodi per fare polemiche per dire: "Uno è rosso, uno è bianco, uno è nero", invece di andare al nocciolo della questione e riformare il sistema elettorale dell’organo di autogoverno.
Ma è normale che magistrati e politici vadano insieme a cena?
Nel rapporto istituzionale che ci siano soggetti che si parlano tra di loro è normale, non è normale che si scambino favori o ci sia una svendita del ruolo. Dopo di che non si può fare di tutta l’erba un fascio. La magistratura deve avere un ruolo di totale indipendenza e la sua composizione deve avvenire tramite un metodo del tutto avulso dalla magistratura. Faccio anche l’esempio del vicepresidente del Csm: ora viene scelto un politico che fino a un giorno prima ha vestito la casacca di un partito ed è stato a tavola con i colleghi di partito. Non è che tu dalla mattina alla sera prendi una persona e la fai diventare vergine. La patologia dei rapporti tra politica e magistratura sta proprio in questo sistema di elezione che crea queste commistioni. Quando si va alla ricerca del consenso poi si fanno telefonate, ci si incontra, insomma si fa una campagna elettorale vera e propria.
Succede anche spesso il contrario, con magistrati che fanno i politici...
Certo. Infatti oltre alla riforma costituzionale per cambiare totalmente il sistema elettorale del Csm io stringerei anche i paletti tra arbitro e giocatore. Che l’arbitro possa fare anche il giocatore mi sembra sbagliato. Se si decide di giocare non si può tornare ad arbitrare, anche se si mette solo la casacca da candidato e non si viene eletti. Io personalmente questa regola l’ho applicata su me stesso.
Non ritiene che questo scandalo possa minare la fiducia dei cittadini verso i magistrati? Come se ne esce da questa situazione?
Se ne esce solo con una riforma concreta del sistema elettorale del Csm, con un'individuazione di figure scollegate da una campagna elettorale politica. Lo dico sin dagli anni Novanta quando dicevo anche, lo ribadisco, che una figura come quella del magistrato, che deve controllare la legalità, non possa scioperare.
Nello stesso momento il ministro dell'Interno è molto arrabbiato con alcuni magistrati...
Lì come è al solito è una strumentalizzazione per fini politici: si aizzano i cittadini ad amare o odiare l’una o l’altra parte. In realtà il magistrato applica la legge. Se la legge è fatta in maniera tale da lasciare margini di interpretazione il magistrato si deve per forza di cose riferire alla Costituzione e a quella si deve attenere. Puoi fare qualsiasi norma ma se la norma non ha chiarezza assoluta e va interpretata bisogna interpretarla seguendo la Costituzione. Non è che se una mattina uno si sveglia e decide che tutte le persone con la pelle nera devono essere mandati in mare non è che il magistrato deve ascoltarlo per forza, se valuta che la norma non segue la Costituzione.
@LorenzoLamperti
Commenti