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Cronache
Di Pietro piange ma non firma la lettera per Borrelli: gli scontri in procura

Sono stati uno il completamento dell'altro, insieme hanno cambiato la storia della giustizia, la storia della politica, la storia tout cout, d'Italia. Francesco Saverio Borelli e Antonio Di Pietro hanno "creato" insieme Tangentopoli e si sono anche scontrati nei corridoi della procura di Milano. Ora l'ex pm simbolo di Mani Pulite si è presentato alla camera ardente del suo ex capo e si è lasciato andare alla commozione. 

Di Pietro è arrivato alla camera ardente dell'ex procuratore capo di Milano accompagnato dalla moglie e dal figlio. L'ex pm simbolo di Mani Pulite e fondatore dell'Idv si è fermato per qualche minuto in silenzio davanti al feretro di Borrelli, poi ha abbracciato il procuratore di Milano Francesco Greco e salutato con il baciamano la moglie del magistrato Maria Laura e i figli Federica e Andrea. Visibilmente commosso, Di Pietro si è fermato a parlare con Gherardo Colombo e con Greco e poi si è allontanato.

 

Dopo aver salutato e abbracciato Alberti Nobili, a capo del Pool antiterrorismo della Procura di Milano, ha lasciato il tribunale da una porta secondaria, non fermandosi a parlare con i tanti giornalisti che lo aspettavano. Dopo di che ha chiesto in prestito una toga e l'ha indossata per partecipare al picchetto d'onore, e stare a fianco al feretro del suo capo insieme agli ex colleghi Francesco Greco e Gherardo Colombo.

Eppure in molti hanno notato come lo stesso Di Pietro non abbia firmato la lettera di encomio funebre pubblicata dal Corriere della Sera dopo la scomparsa di Borrelli. Lo stesso Di Pietro, che ha evitato con cura di parlare con i giornalisti presenti alla camera ardente e a quelli che hanno provato a raggiungerlo al telefono in un momento così delicato, non ha per ora chiarito questo aspetto.

Ma quello che è certo è che il rapporto tra lui e Borrelli non fu tutto rose e fiori. Tra i diversi confronti tra i due ce n'è uno particolarmente duro che è stato ricostruito proprio dal Corriere della Sera, secondo cui quando Borrelli apprende che Di Pietro, dimessosi a sorpresa il 6 dicembre 1994 dopo l’invito a comparire a Berlusconi del 21 novembre ma prima dell’interrogatorio il 13 dicembre, "non solo aveva taciuto al pool di essere sotto scacco di Previti per un prestito dall’assicuratore Gorrini, ma aveva poi anche lasciato intendere ai vari politici che lo corteggiavano di essere stato quasi costretto dai colleghi a indagare Berlusconi, Borrelli gliene chiede conto. Prima in una burrascosa telefonata («non venire più in Procura perché ti faccio buttar giù dalle scale se non fai immediatamente il tuo dovere» di smentire), e in seguito nel 1996 testimoniando in Tribunale a Brescia sulla «defezione» di Di Pietro a dispetto dell’assicurazione ai colleghi «poi in aula ci vado io e quello lo sfascio»".

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