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Cronache
Emilia-Romagna, lo scontro di competenze blocca i cantieri post alluvione

Alluvione Emilia-Romagna, la ricostruzione è ancora ferma al palo: niente soldi e scontro di competenze

Soldi mai arrivati a cittadini, imprese e Comuni. Scontro di competenze e ritardi burocratici. E' la desolante situazione dell'Emilia Romagna a tre mesi dall’alluvione, raccotata oggi da Repubblica secondo cui è allarme per la ricostruzione che non decolla. Come ricorda Repubblica, il governo ha stanziato con due distinti decreti prima 2 miliardi (tra sgravi fiscali, assistenza alla popolazione e cassa integrazione) e poi altri 2,5 miliardi previsti nell’arco di tre anni, di cui però solo 120 milioni per i danni ai privati, a fronte di una calcolo della Regione per 8,8 miliardi.

Ma, secondo Repubblica, "a Comuni, cittadini e imprese non sono arrivati ancora fondi, se si escludono i 3 mila euro già versati a 11.500 famiglie grazie a una procedura accelerata messa in campo da Regione e Protezione civile nazionale. Proprio i sindaci e la stessa Regione hanno fatto notare che dei 900 milioni stanziati dal governo quasi subito per la cassa integrazione d’emergenza ne sono stati utilizzati solo una trentina dalle aziende".

"Comuni e Regione hanno avviato oltre 400 milioni di interventi urgenti, anticipando risorse nell’attesa dei ristori, ma in mancanza di certezze i cantieri hanno rallentato", racconta Repubblica, mentre si palesa uno scontro di competenze. "Io devo ricostruire un ponte crollato e riaprire una strada per una località isolata, ma mi sto scontrando con apparati burocratici che si muovono in ritardo — spiega sempre a Repubblica da Modigliana, sull’appennino forlivese, il sindaco Jader Dardi — Bisogna essere rapidi per le autorizzazioni, stiamo perdendo un periodo dell’anno favorevole per i cantieri".

Il governatore del Pd, Stefano Bonaccini, attacca il governo parlando a Repubblica: "Al momento non è arrivato nemmeno un euro, se togliamo le prime ordinanze che feci da commissario all’emergenza insieme alla Protezione civile per l’assistenza alla popolazione e gli anticipi di 3 mila euro alle famiglie più colpite. Segnalo anche che dei 4 miliardi o poco più contenuti nel decreto, solo 2,5 vengono messi a disposizione del commissario Figliuolo: gli altri sono assegnati ai ministeri e rischiano di non essere spesi".

"Il decreto del governo non ha stanziato risorse per trovare personale aggiuntivo nei Comuni per gestire la mole enorme di lavori che dovrà essere realizzata. Come si può pensare che i piccoli centri di montagna dispongano del personale e delle competenze per gestire le oltre mille frane importanti censite?", prosegue Bonaccini su Repubblica. Che aggiunge: "Se si perde ancora tempo, rischia di rompersi quel rapporto fiduciario tra cittadini, imprese e istituzioni che nella nostra regione è il punto di forza".

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