Esplosione nella caserma dei carabinieri di Latina: è stata una bomba a mano

E' stata una bomba a mano di fabbricazione russa, non lanciata dall'esterno, l'ordigno che ha ucciso ieri l'appuntato Alberto Andreoli . "Chi ha introdotto la bomba negli uffici del Comando provinciale di Latina era convinto che la stessa fosse inoffensiva". E' quanto afferma il procuratore aggiunto di Latina, Francesco Lazzaro, che conduce le indagini sull'esplosione di ieri nella stessa caserma che ha provocato la morte di un carabiniere e il ferimento di un maresciallo. Lo stesso procuratore aggiunto rileva che "è da escludere l'atto terroristico al 99% delle possibilità".

Le notizie continuano a susseguirsi su quanto accaduto ieri alla caserma dei Carabinieri di Latina, dove una bomba è esplosa alle quattro del pomeriggio.

Alberto Andreoli
Il comandante generale dei Carabinieri, intanto, definisce "subdolo" l'ordigno esploso. Di certo non era un resdiuato bellico, insiste il sostituto procuratore Francesco Lazzaro: "E' un esplosivo di recentissima costruzione. Il plastico era nascosto in una lattina o in un tubo, anche se non è ancora chiaro come possa essere stato abbandonato dentro la caserma".

Non è ancora chiaro come l'ordigno sia giunto in caserma: "Non escludiamo - ha detto il sostituto procuratore Saveriano - che la vittima possa aver raccolto un pacco sospetto". Il comandante provinciale dei Carabinieri di Latina, colonnello Domenico Libertini spiega che "l'ordigno potrebbe essere stato nascosto in un contenitore di qualche tipo". Ieri si era parlato di un contenitore metallico e secondo il procuratore aggiunto Francesco Lazzaro, si è trattato di "un ordigno costruito per uccidere. Escludiamo - ha aggiunto - che sia arrivato per posta o sia stato lanciato dall'esterno, e anche che si sia trattato di esplosivo sequestrato in precedenza dai carabinieri. I Ris non hanno trovato traccia di timer o di inneschi: solo schegge in tutta la stanza e sul corpo della vittima".

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"Non posso anticipare l'esito delle indagini che sono condotte dalla magistratura. Posso dire soltanto che le ipotesi al vaglio degli inquirenti spaziano dalla tragica fatalità ad una azione subdola''. Lo ha detto il comandante generale dei carabinieri, gen. Luciano Gottardo, lasciando la sede del comando provinciale dell' arma a Latina.

Il magistrato che indaga sull'esplosione costata la vita al carabiniere Alberto Andrioli tende a escludere la matrice terroristica. "Bisognerebbe supporre - ha detto a Porta a porta Vincenzo Saveriano - che qualcuno sia riuscito a entrare nella caserma di Latina, e questo è altamente improbabile, quasi impossibile". Il magistrato ipotizza che si possa essere trattato di un incidente: "Potrebbe aver trovato l'ordigno prima di prendere servizio, prima delle 14, o qualcuno potrebbe averglielo consegnato e lui potrebbe averlo portato in caserma".

L'esoplosivo sarebbe C4, potentissimo esplosivo sintetico di difficile reperimento. Secondo il procuratore, non si può escludere che il carabiniere ucciso "abbia peccato di leggerezza" ma che poi si sia reso conto del pericolo: "Probabilmente stava uscando per avvisare i suoi superori, la deflagrazioene e' avvenuta quando si era alzato dala scrivania e stava vicino alla porta", ha aggiunto.

I funerali di Alberto Andreoli, si svolgeranno domani pomeriggio, alle 16.30, nella cattedrale di San Marco nell'omonima piazza di Latina, alla presenza delle massime autorità. La camera ardente sarà allestita presso l'obitorio dell'ospedale Santa Maria Goretti di Latina.

 


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