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Cronache
Francia, i Borbone e gli Orlèans si schierano con i gilet gialli

 

Nella protesta dei gilet gialli francesi non potevano mancare loro, i pretendenti al regno di Francia: Jean d’Orléans e Luigi Di Borbone, contrapposti nel rivendicare le aspirazioni al trono ma uniti al supporto della battaglia del popolo francese contro la Repubblica dell’infingardo Macron, di professione “ritiratore di ambasciatori”.

Normale che ci provano.

Con la crisi che c’è magari i due pretendenti lavorano come cassieri in qualche supermercato della Lorena e così hanno pensato di sbarcare il lunario oppure, semplicemente, si vogliono prendere una rivincita sulla storia anzi proprio sul populismo che li defenestrò nel 1789 senza complimenti durante la Rivoluzione francese.

E quindi cosa c’è di meglio che vendicarsi appoggiando proprio quel popolo che li buttò giù insieme all’aristocrazia parassitaria dell’epoca?

Il fatto che i gilet abbiano per alleati i pretendenti a diventare Re è la dimostrazione che la Storia, come noto, sa essere a suo modo ironica più di un duo di cabarettisti.

Ma chi sono i due principessini in ambasce per le sorti del loro popolo?

Jean d’Orléans è nato nel 1965 ed è “Conte di Parigi” (mica cavoli), altro che cassiere al supermercato.

Adduchessato come pochi con Tatjana di Oldenburg c’ha pure fatto cinque figli. Sorbonato con una laurea in Filosofia, naturalmente sul “bene comune” si è poi piazzato in grandi banche dopo studi in California. Una passionaccia per Sarkozy, il “bombardatore della Libia”, completa il quadro.

L’altro “nuovo rivoluzionario” è invece Luigi di Borbone, Duca d’Angiò (che vale meno di Conte di Parigi nella speciale classifica araldica), c’ha quattro figli (entrambi prolifici) ed è consortato con Maria Margherita.

Naturalmente il quarto figlio è nato a New York.

Nello scorso dicembre sganciò un commovente real comunicato con richiami cattolicissimi all’Immacolata Concezione:

“Francesi, miei cari compatrioti,

Mentre si sviluppa di settimana in settimana su tutto il territorio nazionale, il movimento di protesta e di contestazione dei "giubbotti gialli", desidero esprimere la mia solidarietà e la mia profonda compassione per chi soffre, senza risorse, schiacciato da carichi, umiliati e privati di speranza, e che non hanno altro modo di espressione che alzarsi come fanno gli uomini per manifestare la loro delusione, la loro angoscia e la loro rabbia.

Questi francesi, è la maggioranza silenziosa che tace da decenni e che alcuni di noi avevano dimenticato l'esistenza.

Oggi è il popolo di Francia che si erge per difendere il suo stile di vita e la sua dignità.

È essenziale ascoltarlo, essenziale per tener conto delle sue legittime aspirazioni.

Certo, bisogna condannare e bandire il ricorso alla violenza di alcuni gruppi estremi che cercano di sfruttare questo movimento profondamente popolare per destabilizzare lo stato. Questa violenza colpevole e sterile non può che favorire la causa di coloro che non vogliono sentire il grido di un intero popolo.

In questo giorno della Immacolata Concezione, affido la Francia alla nostra signora che è la vera regina di Francia. Che Dio protegga la figlia maggiore della sua Chiesa, che Dio aiuti i francesi infelici, poveri e sofferenti. Che Lui renda loro la speranza e la fede nel futuro del nostro paese che deve rialzarsi e riallacciare con tutto ciò che ha costituito la grandezza tanto quanto la pace dei cuori e la dolcezza di vivere.

Louis, Duca d'anjou”

 

Ora i due “gemelli della corona” sono uniti col popolo in giubbotto e sono in ambasce per il divario “Tra i ricchi e i poveri, tra élite sradicate e popolazione”.

Ma un dubbio sorge repentino: loro non sono ricchi ed élite? Che ci fanno con i gilet gialli?

 

 

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