Giovani "nuovi poveri" per il papa e i vescovi italiani
“I giovani appaiono sempre più spesso i nuovi poveri“. Lancia un nuovo grido d’allarme il presidente dei vescovi italiani Gualtiero Bassetti
di Antonio Sassone
“I giovani appaiono sempre più spesso i nuovi poveri“. Lancia un nuovo grido d’allarme il presidente dei vescovi italiani Gualtiero Bassetti aprendo i lavori del Consiglio Permanente della Cei a Roma. Dall’Estonia quasi nelle stesse ore mentre sta per lasciare l’ultimo dei Paesi Baltici gli fa eco Papa Bergoglio che lo ha voluto a quel posto e che sta per mettergli a fianco un altro Segretario generale in sostituzione di mons. Nunzio Galantino, chiamato a presiedere l’Apsa, il fulcro economico della Vaticano. Col problema giovani non si può più scherzare. Né in Italia, né in Europa, né in Usa o in Cina. Per la Chiesa sono tutti figli. Ecco come li descrive l’arcivescovo di Perugia che ha ben presente gli albori sociali della nostra comunità, ai tempi del giovane Montini, che fra poco sarà santo. “La loro è povertà sociale, che li vede convivere a forza con una condizione lavorativa umiliante, che nel Sud del Paese raggiunge punte di preoccupazione allarmanti. Davvero nel nostro Paese i tempi sociali non sono al passo con quelli dei nostri giovani, con la loro voglia di mettersi in gioco e di mostrare le loro capacità”. E il Papa nel documento “Amoris Laetitia” ha scritto: “Una povertà esistenziale, tipica di “bambini orfani di genitori vivi” e di giovani disorientati e senza regole. In più Bergoglio in Estonia ha detto: “molti giovani non ci chiedono nulla perché non ci ritengono interlocutori significativi per la loro esistenza. È brutto questo, quando una Chiesa, una comunità, si comporta in modo tale che i giovani pensano: “Questi non mi diranno nulla che serva alla mia vita”. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, perché sentono la presenza della Chiesa come fastidiosa e perfino irritante”. E vero, dice Bergoglio. E aggiunge: “Li indignano gli scandali sessuali ed economici di fronte ai quali non vedono una condanna netta; il non saper interpretare adeguatamente la vita e la sensibilità dei giovani per mancanza di preparazione; o semplicemente il ruolo passivo che assegniamo loro”. Invece – conclude – vogliamo essere “una comunità senza paura”.
Ma che cosa prospettano i 226 vescovi italiani che in questo Consiglio Permanente e ancor più nell’Assemblea generale prossima si occuperanno della purezza della Liturgia, di Fede e cultura all’unisono con Matera che della cultura è stata proclamata capitale europea, e soprattutto mentre sta aprirsi il Sinodo dei Vescovi, al quale i giovani sono chiamati a dare un consistente contributo, come hanno dimostrato nel recente raduno? Intanto Bassetti e i vescovi italiani vanno avanti.
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