Giulio Regeni e il segreto di Pulcinella nella repubblica delle banane
Sono tutt'altro che esperto di geopolitica, strategia militare e politica estera, né possiedo un'approfondita conoscenza delle questioni mediorientali. Ciò nonostante, un'idea di cosa fosse successo al povero Giulio Regeni, l'ho maturata già nelle settimane seguenti al suo barbaro omicidio. L'unico tassello che mancava al mio convincimento era il suo grado di consapevolezza del contesto nel quale fosse stato coinvolto; particolare che, temo, non vi sia speranza di acquisire con ragionevole certezza.
È stato vittima di una tragica fatalità? Già all'indomani è apparso come fortemente improbabile. Il nostro connazionale era una spia o un mercenario al soldo di qualche agenzia? Lo escluderei. L'ipotesi emersa nell'immediatezza, ed all'attualità come la più accreditata, è che sia stato usato dalla professoressa di origine egiziana Abdelrahman dell’Università di Cambrige (alla quale nessuno chiede ufficialmente spiegazioni), pare vicina alla Fratellanza Musulmana, per raccogliere informazioni per conto dei servizi segreti inglesi; finendo in un gioco più grande di lui, con tragico epilogo per mano dell'intelligence egiziana.
Se così fosse, ossia che un semplice cittadino, con esiguità di mezzi e capacità, è riuscito a capire, almeno sommariamente, le dinamiche, la prima conclusione alla quale dovrei giungere è che le nostre autorità abbiano messo in scena un teatrino del tutto controproducente per gli interessi nazionali, la memoria di questo ragazzo e le speranze dei genitori, le cui aspettative non hanno, giammai avuto, alcuna probabilità di realizzarsi.
Cosa avrebbe potuto e dovuto fare, da subito, il nostro governo? Io credo ben poco, tranne che dire la (mezza)verità e concordare con le autorità egiziane l'individuazione di una qualche figura, gerarchicamente intermedia, da utilizzare come capro espiatorio da dare in pasto alla pubblica piazza e porre un sigillo sull'intera faccenda.
Diversamente, pare che al massimo livello della nostra rappresentanza sia sfuggito che per poter scegliere, debbano esserci almeno due alternative favorevolmente percorribili; che, però, in questo caso non apparivano all'orizzonte. L'Italia non possiede forza militare, politica e diplomatica in grado di imporre alcunché. Ma la debolezza della nostra posizione non è neanche questa. Per interessi energetici (fra l'Eni ed il governo egiziano c'è in ballo lo sfruttamento di un mega giacimento di gas nel Mediterraneo) e geopolitici (terrorismo islamico), l'Occidente ha bisogno dell'attuale regime che governa in Egitto e la Realpolitik (a me pare già sufficiente il buon senso) impone che gli interessi di centinaia di milioni di persone vengano prima di quelli di un singolo, che oramai non c'è più.
Purtroppo, tale evidenza è difficile da trasferire in una Repubblica nella quale si pretende l'energia a basso costo, ripudiando, al contempo, ogni tipologia di centrale.