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Cronache
Gli operatori sanitari non hanno più chiaro chi deve fare cosa

L'Ordine dei Medici di Bologna ha radiato Venturi per una delibera regionale del maggio 2017 che aveva consentito la presenza del solo personale infermieristico sulle Autoambulanze cittadine.
Mi permetto di far presente che l'eccessiva demedicalizzazione sulle autoambulanze, a cui è corrisposta la contestuale sostituzione del medico con l’infermiere può essere molto pericolosa da un punto di vista medico-legale e clinico, prova ne è che anche in due Regioni come la Puglia e la Toscana i medici del 118 hanno dichiarato lo stato di agitazione e la Federazione Regionale toscana degli Ordini medici assieme alla Fimmg ribadisce un secco no alla demedicalizzazione sulle autoambulanze.
Ritengo che non sia più tollerabile un sistema schizofrenico, lasciato in gestione al singolo burocrate di partito o funzionario amministrativo, che continui a far piovere istruzioni lacunose sugli operatori sanitari che praticano un servizio di urgenza ed emergenza come è il servizio sulle autoambulanze, che potrebbe esporre il personale infermieristico a future rivendicazioni legali, con successive richieste di risarcimento.
Il medico non può essere escluso dalla governance della salute e non si può assistere impassibili ad una confusa sovrapposizione di competenze fra medici, infermieri ed autisti soccorritori, perché si arriverebbe al paradosso di non capire più chi, deve fare cosa, con ulteriori incertezze inerenti la responsabilità professionale in sede civile e penale.
E’ pleonastico affermare che, se sono riconosciute giuridicamente due professioni, ciò significa che non solo esse hanno compiti e funzioni diverse, ma che non sono assolutamente intercambiabili.
Infatti, compie un reato di esercizio abusivo della professione medica ex articolo 348 codice penale: 'Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione da parte dello Stato' e l'oggetto giuridico del reato mira a tutelare determinate attività, in relazione alla loro peculiarità, ossia: '...siano svolte solo da chi sia provvisto di standard professionali accertati da una speciale abilitazione rilasciata dallo stato' (D’Ambrosio, 1986) ed in aggiunta, si specifica che: 'Per integrare il reato di esercizio abusivo della professione, è sufficiente il compimento anche di un solo atto tipico o proprio della professione' (Corte di Cassazione, IV Sez. Penale, Sentenza 17 aprile 2015, n. 1626).
Non bastassero le pronunce della Cassazione anche l'Aaroi-Emac (Associazione Anestesisti Ospedalieri Italiani-Emergenza Area Critica) nella veste del suo presidente Vergallo ('Attenti alle foglie di fico di chi parla in nome del principio di 'collaborazione' con gli infermieri') insieme ad altre associazioni della Fimmg e dei medici dell’urgenza emergenza, si sono espresse criticando nettamente il task-shifting di 'atti medici' delegati a personale infermieristico ed il cui unico scopo è sostituire, economicisticamente parlando, quanti più medici con quanti meno infermieri sia possibile.
A questo punto è indispensabile stabilire chiaramente chi deve fare cosa e ribadire le competenze dei laureati e abilitati in Medicina e Chirurgia rispetto a chi è sì laureato, ma in Scienze Infermieristiche e, quindi, medico non è.

La sostituzione medico-infermiere avviene per 2 semplici motivi: un laureato in scienze infermieristiche costa meno di un laureato in medicina e chirurgia; la grave carenza di medici adeguatamente formati e di specialisti dell’emergenza urgenza. Considerato che, nei prossimi 5 aa, si licenzieranno o si pensioneranno 45.000 medici, cosa vogliamo fare? Vogliamo sostituire tutti i laureati in medicina con i laureati in scienze infermieristiche? Bene, fate pure, ma ve ne assumerete tutte le responsabilità in sede politica e giuridica.
A mio avviso le diverse professioni interessate hanno obblighi di complementarietà e di reciprocità e le diverse professioni hanno problemi comuni e interessi comuni sulla base dei quali deve essere possibile modulare alleanze riformatrici.
La salute dei cittadini è una cosa troppo seria per essere ridotta a mere lotte intestine fra categorie, sacrificate sull’altare politico del Divide et impera.
Il ruolo di leadership del medico nell'attività di diagnosi e cura è indiscusso e normato da Leggi ben precise volte a garantire la qualità, la sicurezza e l’efficacia delle terapie, valorizzando, al contempo, le altre figure professionali che svolgono una meritoria azione complementare, ma non sostitutiva. Ribadisco: non sostitutiva, punto". 


Dr.ssa Mirka Cocconcelli
Chirurgo ortopedico

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