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Cronache
Gratteri sotto attacco. A rischio. C’è chi vuole trasferirlo dalla Calabria

Mezza Calabria è sotto inchiesta. Clan, politici, pubblici amministratori, due preti, sono finiti nelle ultime indagini del procuratore capo di Catanzaro che negli anni ha fatto crescere intorno a sé una nuova generazione di magistrati attenti ad indagare nella zona grigia di connessione tra criminalità organizzata e colletti bianchi.

 

“Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, spiega ad Affaritaliani il vice presidente del Codacons, l’avvocato Francesco Di Lieto, raccontando quanto sta accadendo in Calabria in queste ore. Ci sarebbe chi vuole allontanare Gratteri e con lui portare via i riflettori dalle connessioni tra i mondi che contano nella terra di Pitagora e Corrado Alvaro.

 

“L’indizio numero uno” emerge dall’inchiesta giudiziaria “Malapianta” che ha condotto all’arresto di 35 soggetti ritenuti affiliati alla cosca Mannolo. Anche Alfonso Mannolo, 80 anni, e considerato dagli inquirenti “il capo indiscusso dell’omonimo sodalizio mafioso”, legato anche alla famiglia Grandi Aracri e dagli anni ‘70 anche a Cosa Nostra, è finito in carcere. Dalle intercettazioni di “Malapianta” emerge però che uno degli arrestati dica esplicitamente ai suoi sodali: “Però te la posso dire una cosa. Io sono convinto che lui ne fa arrestare di cristiani però nella mente sua... (ride)”. ... “Guaglio uno di questi... uno... na botta... uno di questi è ad alto rischio ogni secondo!! Un morto che cammina!!! Ma lui lo ha detto. Pare che non lo ha detto!! Io lo so che cammino con la morte sempre sulle spalle! Eh… Falcone come è stato. Quando ha superato il limite !! Se lo sono cacciato!!!”, accostando così la possibile fine di Gratteri all’epilogo del giudice Giovanni Falcone. Non una minaccia ma una considerazione che per precisione è però risuonata sinistra su tutti i media locali.

E poi alcune valutazioni sul domicilio del magistrato. “Ma questo dove abita...? A Catanzaro?”. “Ma questo ha tutti posti segreti. Così!!”. “Vabbè volendo. Lo scoprono!!”. Gli inquirenti hanno però ritenuto le parole prive di riscontri relativi ad una possibile pianificazione di azioni concrete.

 

Il secondo indizio portato dall’avvocato Di Lieto è l’esposto contro Gratteri presentato al Consiglio Superiore della Magistratura, alla Corte di Cassazione e alla Corte d’Appello di Catanzaro da un importante politico calabrese di sinistra, Nicola Adamo, secondo gli inquirenti uomo ombra della giunta regionale guidata da Mario Oliverio. “No alle gogne mediatiche”, sarebbe la sintesi del pensiero del politico che contesta a Gratteri il modo di presentare le inchiesta che coinvolgono proprio i vertici regionali. Anche Adamo risulta indagato.

“L’importante politico calabrese” spiega Di Lieto del Codacons, “insinuando dubbi sulla imparzialità investigativa del dott. Gratteri, invoca il trasferimento del procuratore per ‘incompatibilità ambientale'”.

 

Il terzo indizio invece si insinua nella pieghe della Chiesa e in uno scontro durissimo tra la Procura e la diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, scontro alla fine rientrato con la retromarcia della diocesi che ha riconosciuto piena fiducia nel lavoro della magistratura.

Due sacerdoti locali sono indagati per tentata estorsione. Da lì le contestazioni della diocesi che critica i magistrati. Secondo il Codacons in maniera stranamente inusuale la diocesi sente il bisogno di prendere posizione su un’inchiesta condotta dalla DDA, fino ad accusare la Procura di agire “senza riscontri nella realtà” e adombrando che il materiale probatorio sia stato “artatamente alterato”.

 

“Questi tre indizi”, chiude l’avvocato Di Lieto ,“per una singolare coincidenza si sono verificati tutti nel breve volgere di una settimana. Possiamo esaminarli per capire se, effettivamente, abbiamo la prova che il procuratore Gratteri stia per essere allontanato dalla Calabria”.

Gli spifferi calabresi soffiano in questa direzione pericolosa.

E conclude l’avvocato che se ‘ndrangheta, politica e Chiesa anche da punti di vista e per motivi diversissimi si lamentano, nella stessa settimana, dell’attività del dott. Gratteri abbiamo “il dubbio che l’esperienza di Gratteri a Catanzaro volga al termine e con essa la possibilità di riscatto di questa terra. Il segnale sarebbe devastante”.

Un fuoco concentrico di forze che per restare solo parte degli spifferi locali andrebbe almeno attenzionato dal governo centrale.

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